Nuovo terreno di scontro fra governo ed opposizione sul versante della conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Tutto nasce dalla decisione di sospendere la misura sperimentale che era stata introdotta nel 2012 dell’allora ministro Elsa Fornero e che, nella sostanza, prevedeva uno scambio: le neo mamme, lavoratrici dipendenti, potevano scegliere se fruire del congedo parentale successivo al congedo obbligatorio o se, piuttosto, preferivano monetizzare il tutto rientro a lavoro ed avendo a disposizione un bonus fino a 600 euro per sei mesi. La misura, che si stima abbia interessato nel 2017 circa 8.100 lavoratrici, resta valida per tutte coloro che hanno presentato la domanda entro il 31 dicembre scorso con il periodo di fruizione che dovrà termine entro la fine di quest’anno. Essendo un argomento delicato, l’opposizione parlamentare ha gridato al taglio; da parte del governo, però, si è fatto notare come in legge di bilancio si sia puntato a potenziare altri strumenti, ad iniziare dal bonus nido che è destinato ad arrivare a 1.500 euro più una serie di misure a carattere fiscale per le coppie con figli. Sul tema è intervenuta, fra gli altri, anche il ministro per la pubblica amministrazione, Giulia Bongiorno, che ha ribadito la volontà di favorire la conciliazione famiglia-lavoro, partendo proprio dall’incentivazione dello smart working, il lavoro agile, nel pubblico impiego.