Continuano a peggiorare le condizioni del settore manifatturiero italiano: a marzo l’indice PMI, calcolato da IHS Markit si è attestato per il sesto mese consecutivo al di sotto dei 50 punti che delimitano una fase di contrazione da una fase di aumento dell’attività economica. Più precisamente. L’indicatore si è attestato a 47,4 punti dai 47.7 di febbraio (il livello più basso dal maggio 2013). Come spiega Markit il peggioramento è avvenuto a causa della forte riduzione dei nuovi ordini che a sua volta ha provocato l’ennesimo declino della produzione. «Quello dei beni di consumo – spiega la società londinese – è stato l’unico sotto settore ad osservare un miglioramento delle condizioni operative, mentre un forte deterioramento è stato riportato da quello dei beni intermedi e di investimento».  Di conseguenza, seguendo i risultati negativi della produzione, anche il livello occupazionale ha riportato una diminuzione. Una riduzione che tuttavia è stata marginale, visto che alcune aziende campione hanno assunto personale in previsione di un futuro aumento della domanda. Commentando i dati, l’economista di IHS Markit Amritpal Virdee, ha sottolineato come, «nel complesso, dato il rallentamento della domanda da parte dei mercati europei più vicini, pare destinato a continuare durante il secondo trimestre il declino della produzione manifatturiera». Dall’analisi emerge comunque che segnali vagamente incoraggianti arrivano dai prezzi: è stato riportato infatti solo un leggero aumento del carico dei costi e una maggiore capacità di incremento dei margini sotto forma di maggiori prezzi di vendita.