di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Anche questa tornata elettorale si è conclusa. Possiamo quindi commentare l’esito delle urne in Basilicata e le tendenze politiche in atto nel Paese. Le molte elezioni amministrative, che si sono susseguite negli ultimi mesi, hanno dato modo di sondare le opinioni dei cittadini in merito alle forze politiche e all’operato del governo. Pur nella consapevolezza della differenza fra elezioni politiche, nazionali o europee, caratterizzate da un voto più “ideologico”, e amministrative, più legate alle azioni concrete sul territorio ed alla personalità dei singoli candidati e con il peso tutt’altro che irrilevante delle liste civiche, comunque delle conclusioni attendibili possono essere tratte. Soprattutto sul fronte vincente, quello del Centrodestra. È infatti innegabile il grande consenso che cresce attorno alla Lega di Salvini, che continua a convincere un numero sempre maggiore di elettori. Un exploit dilagante, dal Nord fino al Sud. Il già clamoroso risultato alle politiche del 4 marzo è stato confermato e rafforzato, non dai sondaggi, ma dallo scrutinio delle schede elettorali, che mostra un Carroccio ormai fortissimo, traino della coalizione. Anche Fratelli d’Italia ha ottenuto buone performance ed è in crescita, mentre Forza Italia sembra ormai assestarsi attorno al 10%. Gli italiani guardano a destra, questo è fuori di ogni dubbio e a noi, non è un mistero, la cosa fa piacere, dal nostro punto di vista indipendente, ma comunque basato su una chiara visione. Appare invece molto più complicato comprendere quale sarà il futuro delle altre due grandi forze politiche, ossia 5 Stelle e Pd. Per cercare di comprendere qualcosa, inutile appellarsi alle analisi di politologi, commentatori e giornalisti. La maggior parte di loro, purtroppo, è offuscata da faziosità fin troppo evidenti. La situazione è davvero complessa: il M5S, da un lato, dopo il trionfo alle politiche del 4 marzo, alle amministrative sta collezionando percentuali molto più basse, dimezzando i consensi. Ancora non è chiaro se si tratti della nota difficoltà di inserirsi, soli, nel contesto della politica locale o, invece, di una vera perdita di fiducia e l’unica vera risposta l’avremo con le europee di maggio. Lì vedremo se gli elettori pentastellati avranno o meno “digerito” l’inedita alleanza di governo con la Lega, le prove deludenti di alcuni amministratori grillini, Raggi in primis, le evidenti sterzate, dalla Tap all’Ilva, rispetto al programma originario. Altrettanto difficile è prevedere il destino del Pd, che, anche dopo il restyling della segreteria con l’elezione di Zingaretti, alle amministrative ha continuato a collezionare risultati pessimi, salvandosi solo grazie alla presenza dei partiti collegati. Anche in questo caso solo a maggio riusciremo ad avere le idee più chiare ed a capire quale sarà la politica dei prossimi anni.