Nell’ultimo rapporto sulla Competitività dei settori produttivi l’Istat sottolinea come il rallentamento della crescita italiana osservato nel corso del 2018 non sia un fatto isolato, ma piuttosto che si inserisce in un contesto di indebolimento del ciclo internazionale condiviso da tutte le principali economie europee. Certo è, però, che la flessione che ha interessato il nostro Paese è stata più accentuata rispetto a quella delle altre principali economie, contribuendo ad ampliare nuovamente un divario che nel biennio precedente si era ridotto. Nel rapporto l’istituto sottolinea comunque che in alcuni casi, come per i consumi e gli investimenti fissi lordi, gli andamenti siano stati simili se non migliori rispetto alle altre economie. «La decelerazione dei consumi delle famiglie – si legge per esempio – ha accomunato Italia e Germania. La dinamica degli investimenti fissi lordi in Italia è stata invece significativa e più accentuata di quella registrata nelle principali economie dell’area euro, anche se permane il divario accumulato negli anni precedenti». Anche per l’export, nonostante il rallentamento del 2018 sia stato più marcato per gli scambi con i paesi extra-Ue, nel complesso la performance dell’Italia è piuttosto simile a quella dei principali Paesi europei.  «D’altra parte – spiega l’Istituto -, sul fronte della competitività né il costo del lavoro né l’evoluzione dei prezzi sembrano avere svolto un ruolo di freno per il Paese. Inoltre, negli anni più recenti la dinamica dei tassi di profitto – in discesa – e quella degli investimenti – in risalita – sono state sostanzialmente analoghe a quelle medie dell’area euro». Un divario piuttosto marcato è però quello legato alla produttività del lavoro: mentre tra il 2000 e il 2016 ha segnato aumenti a doppia cifra in Francia, Spagna e Regno Unito, in Italia ha registrato solo un +0,4%.