Quel che ancora manca, oltre al testo ufficiale, è una analisi dell’impatto che le diverse misure potranno avere sull’occupazione. Di certo, la manovra di primavera sta prendendo corpo, così come è emerso nel corso dell’incontro che si è tenuto fra i tecnici del ministro dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, e i rappresentanti di Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal, Confsal ed Usb, durante il quale è stato illustrato il pacchetto di misure che riguardano il dicastero guidato dal vicepremier pentastellato, rimandando ad un altro momento l’analisi della parte alla quale sta lavorando il ministro dell’economia, Giovanni Tria. Quattro i capitoli che compongono il pacchetto crescita dal versante del Mise. In primo luogo, lo sviluppo, attraverso una ricognizione sul complesso degli incentivi esistenti, così da capire quali sono maggiormente utili ed apprezzati in un’ottica di ammodernamento del sistema produttivo nazionale. Il secondo capitolo sarà dedicato alla nuova finanza per l’imprese. Un tratto che accomuna i primi due pilastri del decreto crescita è l’attenzione verso le piccole imprese e il territorio, quasi una inversione di tendenza rispetto a scelte strategiche passate. Molto corposo il terzo capitolo sulla tutela del made in Italy e sulla internazionalizzazione. In particolare, il provvedimento conterrà una procedura a garanzia dei marchi storici, quelli presenti nel panorama produttivo da almeno 50 anni o, se da meno tempo, che hanno un particolare riscontro sui mercati di riferimento. Il quarto ed ultimo capitolo è, infine, relativo all’efficientamento energetico, anche con una attenzione ad alcune misure di incentivazione fiscale sul versante dell’edilizia.