Se l’audizione parlamentare non era servita per chiarire alcuni dubbi interpretativi, ma soltanto per mettere sulla scacchiera le proprie pedine, il tavolo tecnico al Ministero del lavoro e delle politiche sociali ha fatto segnare dei passi in avanti interessanti e, per molti versi, anche positivi. Il tema è quello dell’introduzione del salario minimo orario per legge, un argomento che era già emerso nella passata legislatura, con la legge 183 del 2014 contenente una delega al governo ad intervenire, delega, peraltro, mai utilizzata. Ora la discussione è tornata di moda, visto che il contratto di governo prevede la piena applicazione dell’articolo 36 della Costituzione che riconosce al lavoratore il diritto a percepire una retribuzione equa e proporzionale all’attività svolta e comunque tale da assicurare a sé e alla propria famiglia una vita dignitosa. Il Movimento 5 stelle si è già mosso presentando un disegno di legge, primo firmatario la presidente della Commissione lavoro del Senato, Nunzia Catalfo. Ed è proprio con la senatrice, oltre che con la segreteria tecnica del ministro Di Maio, che si sono incontrati i sindacati confederali Cgil, Cisl, Uil, Ugl, Cisal, Confsal ed Usb. Un confronto che ha permesso di chiarire il punto di partenza che è e rimane quello della contrattazione collettiva; l’introduzione di una soglia minima andrebbe infatti a rafforzare il ruolo delle parti sociali.