di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Non sembrano arrivare notizie confortanti in merito alla risoluzione della questione Tav. Pare che siano emerse ulteriori criticità e che si voglia anche ridiscutere con la Ue e con la Francia sulla ripartizione dei costi per la realizzazione della Torino – Lione. Insomma, il sì o il no, la scelta finale non è arrivata e ci vorranno, a quanto si apprende, ancora altri incontri e ulteriori vertici di Governo. Il confronto sull’analisi costi benefici, con esperti sia dei Cinque Stelle che della Lega e con gli esponenti politici di entrambi i partiti, è andato avanti, ma senza giungere ad una conclusione finale capace di trovare un punto di mediazione fra la posizione contraria dei grillini e quella favorevole dei leghisti. Si prende tempo. Del resto, dicono, l’opera è in cantiere dal ’94 e si può attendere ancora qualche giorno. Ed entrambe le formazioni rassicurano: il Governo non cadrà. Non sappiamo come andrà a finire, ma possiamo fare due ordini di ragionamenti. Il primo, nel merito della Tav. Che si analizzi, che si approfondisca, che si verifichi come spendere al meglio i soldi pubblici evitando sprechi e rendendo l’opera il più possibile compatibile con le esigenze ambientali, ma che poi si faccia. L’Italia ha bisogno urgente di infrastrutture, di investimenti, di lavoro. Specie adesso, in questo momento di recessione, causata dalla congiuntura economica negativa, che si somma ad anni di mancata crescita. Non possiamo permetterci di rinunciare ai benefici che deriverebbero dalla grande opera e non possiamo neanche affrontare le spese relative alla sua mancata realizzazione. Che si trovi quindi, e possibilmente anche presto, una soluzione. In gioco c’è molto. E qui veniamo alla seconda questione. Oltre alla Tav, sul tavolo c’è qualcosa di ancora più importante. Sono appena entrate in vigore le due “misure simbolo” del nuovo corso, politico ed economico, su cui la maggioranza degli italiani ha riposto la propria fiducia, quota 100 e reddito di cittadinanza. Sta finalmente prendendo corpo una scommessa, in merito alla quale molti si sono spesi e molti altri hanno gettato discredito. La scommessa di ribaltare i dogmi dell’austerity e provare ad invertire la rotta mediante scelte espansive e redistributive. Una scommessa che, se vincente, potrebbe avere un impatto notevole non solo nel nostro Paese, ma in tutta Europa, mostrando che un’altra strada esiste e può essere percorsa. Questa scommessa non si scontra solo con l’evidente ostilità dell’establishment politico ed economico, ma ora si trova anche ad affrontare la congiuntura economica negativa. Bisogna decidere se andare avanti, rafforzando le possibilità di successo, mediante una maggiore attenzione agli investimenti finalizzati allo sviluppo ed alla crescita, o tornare indietro. Una decisione da prendere con grande senso di responsabilità.