di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

In questi giorni cronaca e politica si intrecciano su un tema di fondamentale importanza: quello della sicurezza. Sempre più spesso abbiamo notizia di fatti gravi. Violenze, che si spingono purtroppo a volte fino all’omicidio, nei confronti delle donne. I nostri giovani, vittime di reati connessi alle droghe o del degrado cittadino che lascia spazio alla prepotenza singola o di gruppo. Commercianti o imprenditori alle prese con l’ennesima rapina. In un clima di intollerabile insicurezza e abbandono. Non basta archiviare questi episodi, tanto gravi quanto frequenti, riducendoli nell’ambito della cosiddetta “microcriminalità”. Se è doveroso e indispensabile combattere la grande criminalità organizzata, che rappresenta uno dei maggiori mali del nostro Paese e che causa tanti danni dal punto di vista sia sociale che economico, con la stessa forza occorre combattere anche queste altre forme delinquenziali che, allo stesso modo, danneggiano significativamente la qualità della vita della nostra comunità nazionale. Le cause che ci hanno condotto in questa situazione sono molte e le risposte da dare sono altrettanto complesse e diversificate. Da un lato le nostre forze dell’ordine sono state penalizzate da politiche sbagliate, in termini di sia di organico che di dotazioni. Occorre recuperare un gap che non solo penalizza i lavoratori, ma che inevitabilmente ha riflessi negativi sull’intera cittadinanza. E si sta finalmente iniziando, con i provvedimenti inseriti sia nel Decreto Sicurezza che nella Legge di Bilancio. Su tutto si può risparmiare, tranne che sui servizi essenziali e la sicurezza è uno di questi. Poi, il versante legislativo e giudiziario. Anche qui attendiamo riforme sempre più necessarie che rendano concreto il principio sacrosanto della certezza della pena. Troppe volte assistiamo con impotenza a processi troppo lunghi e poi, anche di fronte a responsabilità completamente acclarate, a pene troppo incerte ed aleatorie, che alimentano nella popolazione la sensazione di essere indifesa, tanto da indurre molti, anche di fronte ad un torto subito, a non sporgere neanche più denuncia. Ora siamo alle porte della riforma della legittima difesa. Non per trasformare i cittadini in giustizieri fai da te, ma per consentire alle persone di potersi tutelare in caso di aggressione senza poi vedersi messe alla gogna, magari dovendo anche risarcire i “danni” agli aggressori stessi. Situazioni paradossali di cui abbiamo avuto notizia in più di un caso. Si tratta di ristabilire quei principi di semplice buon senso che col tempo erano venuti scemando lasciando spazio ad un lassismo ormai inaccettabile. Non attraverso le solite parole di circostanza o le consuete e inefficaci manifestazioni di indignazione, ma con atti concreti e tangibili che possano realmente incidere in positivo sulla sicurezza della popolazione.