di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Anche la politica ha il suo Babau, il suo Orco, il suo Barbablù. Non diremo “l’uomo nero” come si chiamava una volta per non impantanarci nelle insidie del politicamente corretto. Comunque la vogliate chiamare, c’è una minaccia che incombe, ma non una minaccia vera, solo uno spauracchio immaginario, un prodotto della fantasia, ma che a qualcuno sembra utile a spaventare gli elettori, evidentemente considerati un po’ come dei bambini capricciosi ed anche piuttosto creduloni. Il Babau della politica ha un nome che mette paura solo a sentirlo pronunciare: è la “patrimoniale”. Roba da brividi. Solo l’idea di aggiungere altre tasse è, infatti, obiettivamente improponibile: già ne abbiamo troppe e quasi tutte svantaggiose soprattutto per il ceto medio, spremuto da tempo al di là di ogni ragionevolezza tra Imu, Tasi, bolli, imposte e quant’altro. Lo spauracchio è quello di aggredire i risparmi o la prima casa per fare cassa, colpendo al cuore non le proprietà dei ricchi, ma i beni rifugio faticosamente conquistati dalla gente comune. Il Governo, su entrambe le sponde gialla e blu, già da prima di nascere ha rassicurato tutti affermando di non avere, giustamente, la benché minima intenzione di introdurre patrimoniali, ma di avere l’obiettivo esattamente opposto, ovvero ridurre le tasse e già qualche passo in questo senso è stato fatto. A memoria d’uomo, gli unici ad imporre balzelli di questo tipo sono stati i tecnici tanto cari alla sinistra, da Amato, col tristemente noto prelievo forzoso ed improvviso sui conti, a Monti, con l’Imu sulla prima casa. Solo dalle fila del Pd si è sentito dire che “pagare le tasse è una cosa bellissima” e non, come chiaro a tutti, una necessità doverosa, ma da calibrare con criterio, per garantire buoni servizi senza affossare l’economia. Solo a sinistra non si riesce a comprendere fino in fondo la differenza fra piccoli risparmiatori e grandi investitori, fra proprietari di una casa, magari acquistata con enormi sacrifici, e possidenti con decine di appartamenti a fare rendita, fra piccoli imprenditori tartassati da Equitalia ed evasori seriali. Ma niente, nonostante tali evidenze lo spettro continua ad essere evocato, tanto che quasi una volta al giorno almeno un ministro, da Tria a Conte, da Di Maio a Salvini, è costretto a rassicurare tutti che no, non hanno intenzione di farla. Ora, il Governo è senz’altro criticabile, sicuramente si potrebbe fare di più e meglio in tanti campi, ma continuare a punzecchiarlo su qualcosa che non ha mai fatto né ha mai avuto intenzione di fare appare francamente ridicolo. Questo tiro al bersaglio, questo continuo processo alle intenzioni, questo alimentare timori non lede solo i partiti al governo, ma danneggia l’economia e quindi la società italiana. E il bene del Paese non può essere posta in gioco, neanche in campagna elettorale.