Italia ed Amazon non vanno evidentemente d’accordo. Non parliamo chiaramente delle vendite online, le quali proseguono forte, quanto piuttosto del rapporto fra il colosso americano dell’e-commerce e chi lavora per lo stesso, direttamente o indirettamente. Dopo i duri contrasti che si sono registrati in particolare nel sito di Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, dove, peraltro, un intervento dell’Ispettorato del lavoro ha disposto la trasformazione dei contratti in somministrazione in contratti di lavoro subordinato a tempo indeterminato, ora si apre un nuovo fronte, che rischia, se possibile, di diventare ancora più caldo. Fra oggi e domani, infatti, è annunciato uno sciopero di coloro che trasportano pacchi in tutta Italia. La protesta nasce a Milano e, come al solito, chiama in causa i ritmi di lavoro che mettono a rischio la sicurezza stessa dei lavoratori. Amazon fa sapere che non c’entra nulla, in quanto la distribuzione non è gestita direttamente, ma è affidata a piccole e medie imprese che operano nel settore. Una giustificazione, però, che regge fino ad un certo punto, in quanto è evidente che Amazon ha una corresponsabilità rispetto alle condizioni di lavoro dei tanti trasportatori, chiamati ad assicurare un servizio con corrispettivi economici senza più ridotti e, spesso, in assenza di tutela. Del resto, il settore è attenzionato dagli organi ispettivi da tempo.