di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La rabbia e la protesta, entrambe legittime, dei pastori sardi contro il ribasso del prezzo del latte ovino, ben al di sotto del costo di produzione, sta dando segnali sempre più preoccupanti, sui quali occorre soffermare oggi la nostra attenzione. Secondo quanto riferiscono le agenzie di stampa, da venti giorni a questa parte si sono verificati ben 8 assalti alle cisterne che trasportano il latte ovino. Ma con il blitz di oggi, avvenuto a Nule nel Sassarese alle prime ore del mattino, effettuato da due uomini armati che, dopo aver bloccato il percorso della cisterna, hanno legato a un albero il trasportatore, cioè un lavoratore, e poi dato alle fiamme la cisterna, il fenomeno degli assalti inizia ad assumere connotati inaccettabili. Non che i precedenti fossero meno allarmanti: le minacce, per costringere il conducente a svuotare la cisterna o ad aprire il camion frigo, si erano limitate alla pressione verbali con “l’ausilio” di bastoni. Ma oggi – lo stesso giorno in cui il Governo ha indetto un tavolo sul prezzo del latte – si è andati troppo oltre. Infatti il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha dichiarato: «Questi delinquenti non hanno niente a che fare con i pastori, con la loro fatica, la loro protesta e le loro ragioni. Questi sono solo dei criminali. E come tali saranno trattati». Criminali, sì, è giusto, ma chissà se in certe circostanze disperate, di fronte all’eventualità che un’attività familiare costruita in anni e anni di fatica possa andare in fumo, il ricorso alla violenza non appaia quale unica via d’uscita. Ma la violenza o non è giustificabile mai o diventa difficile e arbitrario condizionarla ad alcune eccezioni, per quanto certe circostanze possano essere umanamente comprensibili. Da questo punto di vista, l’invito della Coldiretti rivolto al Governo ad «accelerare» nella chiusura della trattativa sul prezzo del latte «per togliere spazio alle violenze e restituire serenità ai pastori, alle loro famiglie e al popolo sardo» non è del tutto condivisibile, visto che si rischia di avallare certi comportamenti. Non si può arrivare al migliore dei risultati, e per migliore si intende quella soluzione che riesce a coniugare gli interessi di tutte le parti in causa, con le minacce e con la violenza, perché altrimenti le minacce e la violenza possono diventare l’arma principale a cui ricorrere pur di avere ragione. In Italia esistono milioni di poveri e di persone disperate alle quali, fino all’avvento dell’attuale Governo, non si era neanche lontanamente immaginato di dare la precedenza nelle politiche economiche. Saranno in molti ad essere esausti. Ecco perché ritengo opportuno oggi “fare il tifo” per la Sardegna e per i pastori sardi, affinché riconquistino quanto da loro perduto o, quanto meno, possano avere elementi concreti per iniziare a percorrere una vera soluzione, ma anche per il ministro delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo, Gian Marco Centinaio, che ha promesso tutto il suo impegno, quindi del Governo, «per dare una speranza a tutti coloro che vivono di latte ovino-caprino». Solo così, con il contributo e l’impegno (non la violenza) di tutti, i singoli territori e l’intero Paese possono tornare a crescere e a risolvere problemi mai seriamente affrontati prima.