di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Più che di Pac, di Politica agricola comune, si dovrebbe parlare, con un gioco di parole, di Pacco, vale a dire di fregatura, nei confronti di milioni di italiani, direttamente, perché lavorano ed operano nel settore, ed indirettamente, quali consumatori. Le tre proposte di regolamento per il periodo 2021-2027, formulate dalla Commissione europea, non piacciono. È inutile girarci troppo intorno. Non convincono sugli aspetti finanziari, ma neanche su quelli procedurali e normativi. E bene ha fatto il vice presidente del consiglio Matteo Salvini, nelle scorse settimane, ad affermare che, secondo lui, il governo italiano dovrebbe rivendicare proprio il posto di commissario all’agricoltura. Quel posto che un nostro connazionale ha ricoperto per poco tempo soltanto agli inizi degli anni ’70, senza lasciare traccia alcuna. L’Italia ha un patrimonio di qualità da difendere. Lo si sta cercando di fare nelle stanze del ministero competente, con il ministro Centinaio sempre molto attivo e pronto a trovare delle soluzioni praticabili sulle tante questioni aperte, dal latte sardo alla xylella pugliese. Sono oltre ottocento i prodotti nostrani, più di cinquecento soltanto i vini, con un certificato che ne attesta la qualità e la denominazione, cosa che rende unico un territorio come il nostro. Ebbene, la Commissione europea, dopo aver previsto tagli alla dotazione finanziaria per l’Italia per 4,3 miliardi di euro, quasi tredici punti percentuali in meno rispetto alla precedente programmazione, vorrebbe anche aprire al vino non vino, delle bevande dealcolizzate che potrebbero però continuare a chiamarsi che se lo fossero, e, soprattutto, alle produzioni ibride, in barba ad ogni protocollo.