di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Ormai conosciamo la drammaticità della situazione venezuelana e pertanto siamo consapevoli della necessità, non solo politica, ma morale, di fare qualcosa di reale e tangibile per quel popolo, al quale siamo, tra l’altro, particolarmente legati, data la presenza di un’estesa comunità di origine italiana. L’Ugl, di fronte all’aggravarsi dello scontro fra il regime di Maduro e l’opposizione rappresentata dal Presidente Guaidò, ha deciso di non tirarsi indietro e fare del proprio meglio per contribuire concretamente ad una soluzione giusta e rispettosa della volontà dei cittadini venezuelani e soprattutto utile a far superare questo periodo di enorme difficoltà, di vera e propria emergenza umanitaria. Abbiamo espresso la nostra posizione, favorevole al riconoscimento, sulla base della costituzione del Paese, del Presidente Guaidò, per le immediate dimissioni di Maduro ed affinché si proceda quanto prima ad indire nuove e libere elezioni, per riportare il Venezuela nell’alveo della democrazia e del rispetto dei diritti civili. Abbiamo ospitato nella nostra sede gli inviati ufficiali in Italia del Presidente Guaidò, che ci hanno descritto la difficilissima situazione sociale degli ultimi anni, rendendoci ancora più forti nella nostra convinzione di dare una mano, per quanto nelle nostre possibilità. Abbiamo cercato di sensibilizzare l’opinione pubblica, la politica e il Governo. Ora l’Ugl ha fatto un altro passo. Sono in viaggio verso la Colombia dove, assieme a una delegazione del nostro Sindacato, domani parteciperò all’iniziativa internazionale per consegnare viveri, medicinali e beni di prima necessità al popolo venezuelano, che sono stati raccolti nella città di frontiera di Cucuta e che saranno trasportati attraverso il ponte di Las Tiendidas per arrivare al popolo venezuelano. Sappiamo che Maduro cercherà di bloccare gli aiuti e che dopo la chiusura del confine con il Brasile sta ora valutando la chiusura anche di quello con la Colombia, nonostante il fatto che Guaidò abbia ordinato l’apertura delle frontiere per far passare i convogli umanitari. La situazione che ci aspetta non è affatto semplice e non sarà una missione meramente istituzionale, ma una vera e propria azione politica di prima linea. Nonostante le evidenti difficoltà ed anche la pericolosità della nostra missione, crediamo che alla fine gli aiuti riusciranno a passare il confine e, soprattutto, siamo convinti che questa sia la cosa giusta da fare.