Un taglio consistente del personale dipendente, nell’ordine del 23%. È questo quello che sta maturando in Sirti, l’azienda delle infrastrutture per le telecomunicazioni e l’information technology, dal 2016 controllata al 100 per cento da Pillarstone, a sua volta controllata dal fondo americano Kkr, neanche a dirlo specializzato in operazioni di ristrutturazione di società in difficoltà. Se è vero che Sirti è fortemente esposta verso le banche – si parla di 250 milioni di euro -, è pur vero che opera in un settore potenzialmente appetibile e sicuramente strategico per il sistema Paese. Gli esuberi sono 833 su un totale di poco meno di 3.700 addetti. Manca ancora una mappatura dei tagli, ma quelli maggiori dovrebbero concentrarsi in Lombardia, almeno il doppio rispetto alle altre regioni. Sarebbero interessati anche i siti del Nord est, Emilia Romagna compresa, le Marche, la Calabria e la Sicilia, ma ad essere in agitazione sono tutte le strutture, dal Piemonte alla Puglia, passando per la Liguria, la Toscana, il Lazio e la Campania. Una vertenza nazionale, come nazionale è la mobilitazione dei dipendenti che, per il tramite delle organizzazioni sindacali di categoria, si stanno mobilitando con assemblee e scioperi, in vista dell’incontro con i vertici della società, previsto per il prossimo 21 febbraio. Intanto, è stato chiesto un intervento del governo, anche sul versante della gestione degli appalti.