Il punto più alto mai raggiunto, quanto meno dal 2010. Un aspetto che getta una luce nuova sulle potenzialità del nostro sistema produttivo e, soprattutto, su come sono state gestite le politiche attive da qualche anno a questa parte. I posti vacanti, vale a dire il rapporto fra il numero dei posti vacanti e la somma dei posti vacanti e delle posizioni lavorative occupate, segnano un’impennata nel quarto trimestre del 2018 con un 1,4% nei servizi, dopo nel quarto trimestre del 2013 era sceso allo 0,4%, la stessa percentuale dell’industria, dove oggi i posti vacanti ammontano all’1,1%. Osservando l’andamento della curva statistica, emerge chiaramente quanto tempo si sia perso nella passata legislatura. Sotto il profilo normativo, l’istituzione dell’Agenzia nazionale per le politiche attive è stata farraginosa e più complessa del previsto, mentre diverse regioni sono rimaste invischiate nei gangli della nuova programmazione comunitaria. Neanche i datori di lavoro sono esenti da critiche; soltanto negli ultimi mesi, infatti, il contratto di apprendistato, che prevede un importante momento formativo per il giovane, ha segnato una ripresa significativa, il contrario di quanto accade con i contratti a tempo determinato nei quali manca l’interesse dell’azienda a qualificare un lavoratore che presterà la propria attività soltanto per qualche settimana o, nella migliore delle ipotesi, per pochi mesi.