Come anticipato mercoledì dalle agenzie di stampa, la Commissione europea ha tagliato di un punto percentuale le stime di crescita del Pil italiano del 2019. Secondo le previsioni, infatti, la nostra economia crescerà dello 0,2%, «considerevolmente meno di quanto anticipato» nelle stime autunnali. L’economia italiana, si legge nel report, ha cominciato a perdere slancio all’inizio del 2018, ed è finita in contrazione nella seconda metà, con il Pil calato di 0,2% negli ultimi tre mesi. Inizialmente però – spiega la Commissione – la frenata era «largamente dovuta al commercio mondiale meno dinamico, mentre il recente allentamento dell’attività economica è dovuto a una domanda interna pigra, in particolare su investimenti, mentre pesa l’incertezza legata alla policy del Governo e l’aumento dei costi di finanziamento». Eppure il rallentamento che sta interessando l’Italia non è isolato, anzi. Solo ieri la Deutsche Bank ha avvertito che, alla luce delle ultime evoluzioni degli indicatori, anche la Germania sta andando verso la recessione. Oltretutto, dopo la flessione degli ordinativi comunicata ieri dall’ufficio federale di statistica, questa mattina Destatis ha segnalato per dicembre un nuovo calo mensile della produzione dell’industria tedesca: il quarto consecutivo. Un risultato non solo non previsto, dato che le stime medie degli analisti indicavano un +0,7%, ma che potrebbe smentire quanto anticipato dal governo federale, ovvero che nel quarto trimestre per il Pil tedesco non dovrebbe verificarsi una diminuzione. Una conferma arriva anche dal Bollettino economico diffuso questa mattina dalla BCE, in cui si legge che «i rischi per le prospettive di crescita dell’intera Eurozona si sono orientati al ribasso» a causa «delle persistenti incertezze connesse a fattori geopolitici e alla minaccia del protezionismo, alle vulnerabilità nei mercati emergenti e alla volatilità nei mercati finanziari». La stessa Commissione Ue spiega che l’economia europea crescerà sì per il settimo anno consecutivo nel 2019, ma  anche che  «il ritmo di crescita complessivo ci si aspetta che si modererà rispetto agli alti tassi degli anni recenti. Di conseguenza sono state tagliate le stime anche per il Pil dell’area euro: dall’1,9% previsto inizialmente per il 2019, ora si stima un +1,3%. Rivisto al ribasso anche il Pil del 2018, al +1,9% dal +2,1%.