di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Paolo Savona continua ad essere “pietra dello scandalo”. Era stato al centro delle polemiche sulla formazione del governo, su di lui il niet di Mattarella, che condusse a incaricarlo del ruolo di ministro per gli Affari Europei invece che, come inizialmente previsto, alla guida del Ministero dell’Economia, poi affidato a Tria. Ieri, in un Consiglio dei Ministri lampo, che ha infine sciolto un nodo che sembrava inestricabile, è stato designato come nuovo presidente della Consob, con forse l’altro nome in lizza, Minenna, a farne il segretario generale. Apriti cielo. Le opposizioni si sono scatenate puntando l’indice verso presunte incompatibilità che impedirebbero al professore di svolgere a pieno titolo l’incarico. La legge Madia, che vieta ai pensionati di ricoprire ruoli di vertice in enti pubblici per più di un anno, mentre il quello alla Consob è settennale, ma il Governo punta sul fatto che la Presidenza della Commissione è una nomina di competenza dell’Esecutivo e non della pubblica amministrazione. La legge Frattini, che impedisce a chi ha avuto incarichi di governo di ricoprire cariche in enti pubblici per un anno, ma nei settori connessi, ed Europa e Banche non lo sono. Infine, il fatto che in passato Savona è stato presidente di un fondo di investimento. Eppure su tutto ciò devono aver riflettuto anche il Presidente del Consiglio Conte, e quello della Repubblica Mattarella, che hanno ratificato la nomina decisa dal Governo. Dal nostro punto di vista, lasciando le faccende tecniche ai giuristi, la nomina di Paolo Savona è garanzia di quella severità e di quell’autorevolezza che, purtroppo occorre ricordarlo, alla Commissione, che si occupa di vigilare sul mercato mobiliare e sugli istituti di credito, a tutela di investitori e risparmiatori, qualche volta sono mancate. Per dirne una, ricordiamo l’inchiesta di Report sulla Consob, all’epoca amministrata da Vegas, sui gravi errori commessi e quelle che furono definite, anche dallo stesso Pd, “goffe autoassoluzioni”. In particolare sulla scelta della Consob di non rendere necessario, nei prospetti informativi per la vendita di titoli agli investitori, l’inserimento dei cosiddetti “scenari probabilistici”, ovvero quegli schemi che forse avrebbero potuto avvisare, ad esempio, i risparmiatori di Banca Etruria sui rischi a cui andavano incontro. Ci auguriamo che l’economista sardo, munito, oltre che di un’altissima competenza, unanimemente riconosciuta, anche di un encomiabile anticonformismo basato sull’indipendenza di giudizio, possa mettersi serenamente alla guida della Consob, a garanzia di una gestione migliore della Commissione, che si occupa di un settore tanto importante e delicato. Unico rammarico è lo scranno lasciato vuoto al Governo, il suo precedente incarico dovrebbe andare ad interim a Conte: insomma, di Savona ce ne vorrebbe più d’uno.