di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Esistono alcuni argomenti più divisivi di altri, in assoluto e nel nostro Paese, in particolare, nel quale il campanilismo assume spesso una connotazione di quartiere o di contrada. Basta pensare ai tanti comitati per il no a qualcosa o a qualcuno per convincersi di quanto sia vera ed attuale questa considerazione. Il reddito di cittadinanza è sicuramente fra questi temi. Con un fuoco di fila con pochi precedenti recenti – forse soltanto sul versante delle pensioni, si registra uno schieramento altrettanto compatto fra i tanti commentatori dei principali organi di informazione nostrani -, il reddito di cittadinanza è stato stroncato a prescindere. Eppure, vi sono due elementi oggettivi che dovrebbero quanto meno convincere i denigratori che il reddito di cittadinanza può aiutare il sistema Paese. Il primo elemento oggettivo è il testo del decreto legge che siamo chiamati a commentare. Chi oggi afferma che il reddito di cittadinanza è un incentivo a starsene a casa a giocare con la playstation o a vedersi un bel film, sbaglia perché il provvedimento introduce una serie di meccanismi di controllo e vigilanza che non lasciano grandi spazi a chi non vuole impegnarsi. Certo, vi è l’incognita della funzionalità dei centri per l’impiego, ma la loro attività è stata rafforzata con Garanzia giovani ed ora è ancora maggiormente potenziata con un nuovo pacchetto di assunzioni. Il secondo elemento è il dato sulla povertà assoluta e relativa in Italia, un fenomeno già alto ed ulteriormente esploso dal 2008. Il bonus di 80 euro di Renzi aveva due pecche: essersi dimenticato dei più poveri e considerare il singolo e non la famiglia. Il reddito di cittadinanza supera questo doppio vulnus.