di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Mentre la Sea-Watch si avvicina alle coste siciliane, si discute nuovamente del caso Diciotti e addirittura della possibilità di mettere sotto processo Salvini. Ma il nodo della questione resta sempre lo stesso: perché le barche soccorse da Ong non italiane in zone di competenza non italiana devono essere portate tutte necessariamente in Italia? Con in più l’aggravante della norma sul primo approdo che poi blocca gli sbarcati – sia aventi diritto all’asilo che non – nel nostro Paese per molti anni? La sensazione è quella di un vero e proprio accerchiamento. Il non potersi opporre ad una situazione oggettivamente ingiusta ed insostenibile dal punto di vista economico e sociale, pena essere messi sotto accusa. L’Europa si mostra insensibile su entrambi i fronti del problema. Da un lato non apre i porti, dall’altro non è neanche disposta a rivedere le norme, stabilite quando la situazione nordafricana era completamente diversa. I casi rarissimi in cui si sono fatte eccezioni, ovvero quando una qualche nave è sbarcata in porti non italiani, ricordiamo Malta o la Spagna, sono stati considerati veri e propri “atti d’eroismo”. Invece la nostra accoglienza costante, che ci fa ospitare migliaia di persone in più ogni anno in aggiunta a quelle già presenti, in tempi di crisi economica e peraltro in territori problematici come quelli del Mezzogiorno, non impedisce di rivolgere all’Italia rimproveri e paternali – l’ultimo, quello del Consiglio d’Europa – perché saremmo, oltretutto, “egoisti”. Le soluzioni alternative per tentare di risolvere la questione migranti senza imporre all’Italia di diventare, di fatto, l’unico approdo per migliaia di disperati provenienti dall’Africa, sarebbero moltissime, da attuare nei Paesi di provenienza, nelle aree di imbarco, in mare e in terra europea. Ma a quanto pare non si fanno passi avanti e sembra quasi che la volontà di investire esclusivamente l’Italia di questo problema sia intenzionale. Ecco perché è perfettamente comprensibile il commento del ministro degli Interni, che ha parlato di provocazione. Ai tanti soloni che si chiedono come mai il sentimento antieuropeista sia sempre più diffuso, a chi si interroga sul perché molti italiani – quasi tutti, tranne quelli che vivono in qualche enclave dorata o che direttamente si occupano del business nato attorno all’accoglienza – vivano con sempre maggiore preoccupazione l’ondata migratoria, agli analisti che si domandano come mai Salvini sia tanto popolare, offriamo in risposta l’evidente ingiustizia di questa situazione. L’Italia si sente assediata, non solo e non tanto dai migranti in cerca di salvezza, perché i nostri connazionali restano un popolo solidale, quanto soprattutto dagli altri Stati europei sordi e ciechi ed in particolare da quell’asse franco-tedesco che ormai si fa sempre più fatica a percepire come alleato.