Salvini: «Crea danno da 15 mld»

La settimana scorsa Mps ha reso noto di aver ricevuto dalla Bce una lettera Srep in cui la Vigilanza bancaria, non solo elenca i requisiti prudenziali da rispettare nel 2019, ma le impone di azzerare il peso degli Npl nell’arco dei prossimi sette anni (entro il 2026). Oggi, secondo il Sole 24 Ore, che cita «diverse fonti» sembra che le stesse indicazioni siano arrivate a tutte le banche europee ed ognuna di esse avrà una propria tabella di marcia per raggiungere l’obiettivo comune: «un graduale aumento dei livelli di copertura sullo stock di crediti deteriorati in essere alla fine di marzo 2018 secondo una logica complementare alle indicazioni fornite nell’Addendum alle Linee guida della BCE per le banche sui crediti deteriorati (NPL) generati a partire da Aprile 2018», fino al completo azzeramento dello stock stesso, presumibilmente entro il 2026. Ad oggi, secondo gli ultimi dati dell’Abi relativi ad ottobre 2018, le sofferenze nette degli istituti italiani sono pari a 38,3 miliardi di euro. Un numero che, essendo in forte diminuzione rispetto al picco massimo toccato nel novembre 2015 (-50 miliardi), rappresenta un buon risultato che però, visti i cali in borsa di questa mattina, non basta a tranquillizzare le banche italiane. Sulla vicenda è intervenuto anche il vicepremier Salvini, il quale ha spiegato che «l’intervento della Bce può creare un danno all’Italia da 15 miliardi. L’atteggiamento prevaricatore della Bce, che scavalca aggravandole le recenti decisioni della Commissione pone anche un altro tema fondamentale: può un’istituzione non politica prendere con leggerezza decisioni che influiscono profondamente sulla vita e i risparmi dei cittadini?»