Il tanto temuto e sbandierato effetto Decreto Dignità non vi è stato. Come si ricorderà, nei giorni che hanno preceduto l’approvazione del provvedimento, da parte datoriale si diede fuoco alle fiamme: secondo i detrattori del provvedimento, la stretta sui contratti a tempo determinato, con la reintroduzione dell’obbligo di indicazione della causale di impiego e con la riduzione della durata massima, avrebbe provocato una vera e propria ecatombe di posti di lavoro. A conti fatti, nel mese di novembre, la contrazione dei contratti a tempo determinato (-22mila) è stata praticamente quasi compensata per intero dall’aumento dei contratti a tempo indeterminato (+15mila), cosa che fa ben sperare per il futuro, in considerazione anche degli incentivi all’occupazione stabile, confermati in legge di bilancio, e, soprattutto, l’effetto collaterale dell’entrata a regime delle due misure bandiera della stessa legge: Quota 100 e reddito di cittadinanza. Nel complesso, il tasso di occupazione rimane stabile, al 58,6%, con 99mila occupati in più nell’anno, mentre cala quello di disoccupazione, in particolare quello relativo alla disoccupazione giovanile, che scende dello 0,6%. Rimane, però, un neo, evidenziato già il mese scorso: la scarsa occupazione femminile. In difficoltà, appaiono soprattutto le donne fino a 24 anni di età e quelle della fascia over 50 che sembrano scivolare nella inattività.