di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Ci sono principi e valori che si possono, anzi si debbono, condividere. Potrebbe apparire un’affermazione scontata ma in Italia, con il clima di scontro continuo tra maggioranza e opposizioni, sembra essere diventata una chimera. Invece il calcio è riuscito a mettere d’accordo esponenti politici di colore diverso e a creare un “asse” davvero inedito, sebbene per una singola, ma sacrosanta, battaglia.
Come sicuramente saprete, la supercoppa italiana contesa tra Milan e Juventus che dovranno incontrarsi il prossimo 16 gennaio a Gedda in Arabia Saudita ha suscitato le ire del vice presidente del Consiglio nonché ministro degli Interni, Matteo Salvini, il quale non ha usato mezzi termini per stigmatizzare la scelta della sede. Dai microfoni di Radio Radio, Salvini ha detto: «E’ la morte del calcio e dei valori sportivi, di rispetto, di divertimento e di uguaglianza. Ditemi voi se la Supercoppa Italiana in nome del business e di qualche milione di euro va giocata a migliaia di km di distanza in un Paese con dei problemi in cui le donne non possono andare allo stadio a meno che non siano accompagnate. Da milanista non guarderò questa partita e mi vergogno di chi ha svenduto gli ideale sportivi al Dio denaro». In Arabia Saudita, Paese con cui l’Italia ha ovviamente dei rapporti commerciali e diplomatici, dove hanno sede molte aziende italiane, la discriminazione tra i sessi è una realtà al giorno d’oggi inconcepibile. Le donne – a cui solitamente viene negato lo sport – potranno andare allo stadio solo nel settore riservato alle famiglie (families), mentre agli uomini viene riservata una tribuna a parte (singles). Ma sull’Arabia Saudita pesa anche il caso Jamal Khasshoggi, il giornalista e dissidente saudita ucciso nel consolato saudita a Istanbul il 2 ottobre scorso, per il quale proprio ieri è iniziato un processo a 11 persone accusate di essere coinvolte nell’omicidio del giornalista.
Un altro aspetto interessante di questa vicenda è che la provocazione del ministro Salvini, «Dove sono le femministe italiane e le Boldrini di turno?», non ha generato un conflitto ma anzi un “allineamento” visto che l’ex presidente della Camera si era già indignata affermando: «Le donne alla Super Coppa Italiana vanno allo stadio solo se accompagnate dagli uomini. Ma stiamo scherzando? I signori del calcio vendano pure i diritti delle partite ma non si permettano di barattare i diritti delle donne!». Anche la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, e l’ex sottosegretario allo Sport del Pd, Luca Lotti, si erano espressi in tal senso.
Il presidente della Lega Calcio Serie A, Gaetano Micciché, si è difeso spiegando che, differentemente dal solito, stavolta le donne potranno andare allo stadio e non necessariamente accompagnate e, infine, che la sede è stata scelta prima del caso Khasshoggi. Ma intanto settori separati esistono e per un Paese come il nostro questa separazione non può non essere vista come una differenza abissale di (in)civiltà.

Da dove nasce la polemica
La polemica è nata dal dato di vendita di biglietti: già staccati 50 dei 60 mila tagliandi del King Abdullah Sports City Stadium, dove ci sarà un settore per soli uomini e un settore per uomini e donne e, secondo i costumi della dinastia wahabita, donne che dovrebbero poter andare solo se accompagnate da un uomo.
L’Usigrai aveva già protestato per il caso Khasshoggi, ma da Viale Mazzini fino ad oggi non c’è stata una presa di posizione ufficiale.