L’indiana Jindal torna a far parlare di sé e questa volta in termini che stanno suscitando non poche preoccupazioni fra i lavoratori. Dopo lo stabilimento ex Aferpi di Piombino, settore siderurgico, la Jindal torna protagonista in un nuovo caso che investe i dipendenti della Treofan, settore chimico, a Terni e a Battipaglia. In pochi mesi, si è passati da una prospettiva di concreto rilancio ad una di assoluta tensione. La Jindal, che ha acquisito la proprietà dalla precedente cordata composta da Management & Capitali di De Benedetti, da Goldman Sachs e dal fondo Merced, ha disdetto l’incontro in calendario al ministero dello sviluppo economico, ponendo a giustificazione il fatto che il piano industriale non sarebbe ancora pronto. La cosa però non ha convinto i dipendenti, i 145 del sito di Terni, in assemblea alla vigilia di Natale e in sciopero alla ripresa delle attività, e i 78 dello stabilimento di Battipaglia, in presidio da tempo e che hanno ricevuto la visita dello stesso ministro Luigi Di Maio, il quale ha promesso una nuova convocazione per dopo l’Epifania. I sindacati di categoria di Cgil, Cisl, Uil ed Ugl vogliono, però, vederci chiaro su una operazione lampo per soli 500mila euro, paventando la possibilità che l’obiettivo di Jindal sia quello di «eliminare un potenziale concorrente scomodo» con gravi ricadute occupazionali sul nostro Paese.