di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Quando l’ex, o forse ancora tale, leader del Pd, Matteo Renzi, si immaginava in poltrona, munito di popcorn, a godersi lo spettacolo degli avversari alle prese con le beghe di governo, forse non sapeva di star decretando l’irrilevanza politica di un partito fino a poco fa potentissimo. Con una profezia di portata “fassiniana”. E così, in effetti, è stato. Se c’era una possibilità di tornare in auge, possiamo dire che è tramontata. Ed è tramontata esattamente ieri, con l’archiviazione della procedura d’infrazione della Ue contro l’Italia. Ora che l’esecutivo ha ottenuto il via libera europeo per realizzare il proprio programma di governo, la situazione per la sinistra si fa davvero complicata. Inutile aggrapparsi al gioco di società di stabilire chi siano i vincitori e chi i vinti nel braccio di ferro fra Roma e Bruxelles: come sono andate le cose l’ha chiarito, con il suo proverbiale pragmatismo, il Sottosegretario di Stato Giancarlo Giorgetti, nel corso di un’intervista su Sky. In condizioni difficilissime, dal punto di vista sia economico, a causa del debito pregresso, che politico, in un’Europa dominata da forze antagoniste rispetto a quelle del nostro esecutivo, consapevole di star proponendo una manovra di rottura rispetto alle precedenti, l’Italia ha puntato alto, altissimo, per ottenere il giusto, ed il vicesegretario federale della Lega l’ha dimostrato coi numeri: si partiva dall’1,6%, si è chiesto un azzardato 2,4% per arrivare ad ottenere un – inimmaginabile qualche mese fa – 2,04%. Semplice, lapalissiano. Le foto di rito scattate a Bruxelles, i sorrisi tirati di Moscovici e Dombrovskis confrontati a quelli soddisfatti e finalmente rilassati di Conte e Tria, ne sono l’ulteriore riprova. Ma da noi ora il vezzo degli esponenti di opposizione e dei giornali di riferimento è quello di dire che i sovranisti non sono stati abbastanza sovranisti, quasi delusi che non si sia realizzata quella rottura con la Ue che pure loro stessi giudicavano la peggiore delle ipotesi. Un, comprensibile del resto, arrampicarsi sugli specchi. Con una prospettiva nuova però e, da ieri, irreversibile: quota cento, reddito di cittadinanza ed il resto diventeranno legge, entreranno nella vita quotidiana degli italiani e le considerazioni interessate di sinistra e “giornaloni” lasceranno il posto ad una tangibilissima prova dei fatti. Se queste misure porteranno benessere e ricchezza ai cittadini, senza peraltro dissestare i conti o portare ad una crisi con Bruxelles, la partita, per loro, sarà definitivamente chiusa. Se opposizione ci sarà, ed è fisiologico che ci sia, sarà tutta interna ai gialloblu, fra le due forze di governo che si contenderanno i favori dell’elettorato sulla base delle loro differenze ideologiche e programmatiche, ma all’interno della comune visione “populista”. Agli altri converrà fare scorta di popcorn.