di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

È arrivato il momento di affrontare e superare la difficile situazione che da anni accompagna Alitalia. Ieri è stato un giorno importante per la compagnia: dapprima il Consiglio dei Ministri ha prorogato i tempi per la restituzione del prestito ponte, con una nuova data di scadenza fissata al prossimo 30 giugno, dando una boccata d’ossigeno all’azienda, un lasso di tempo da utilizzare per sciogliere i nodi irrisolti, e poi, nel tavolo di confronto fra Mise, commissari e sindacati, si è iniziato ad abbozzare un piano per il vettore. Quello disegnato da Di Maio è un progetto molto ambizioso, non una dismissione, ma al contrario un vero e proprio rilancio di Alitalia, che diventerebbe, per usare le parole del vicepremier “il primo gruppo al mondo su gomma, ferro e aereo”. Ci auguriamo che il piano si traduca al più presto in realtà e, come è accaduto solo poco tempo fa con Ilva, si possano ottenere buoni risultati. Per ora, tuttavia, si tratta ancora di un’ipotesi da chiarire sotto diversi ed importanti punti di vista e non è ancora arrivato il momento di cantare vittoria. Innanzitutto la proprietà: si prevede una quota del 14% al Mef, che dovrebbe affiancarsi a Fs, con un totale in mano pubblica ipotizzabile attorno al 30%. La restante parte ad azionisti privati e al momento le più accreditate sono due compagnie straniere, la statunitense Delta Airlines e la britannica EasyJet, con l’obiettivo di aumentare le rotte e rivedere anche la dotazione di aeromobili. Un modello simile a quello di Air France. “Sono molto fiducioso sul fatto che Alitalia possa essere rilanciata, che possa essere una compagnia italiana all’altezza delle sfide del mercato, in cui gli italiani non debbano mettere più soldi” ha detto il ministro e soprattutto ha assicurato, cosa di fondamentale importanza, una particolare attenzione al versante occupazionale garantendo che non ci sarà nessun esubero. Una consistente presenza dello Stato italiano nell’azionariato sarebbe una garanzia da questo punto di vista. Ora occorre provvedere al rifinanziamento degli ammortizzatori sociali con una proroga del Fondo di solidarietà, che tuteli i lavoratori durante le trattative fino alla conclusione dell’operazione. Inoltre restano sul tavolo anche altri elementi tutt’altro che secondari: l’impegno effettivo degli investitori, le due compagnie citate o altri; il confronto, anche stavolta, con Bruxelles, che sta ancora effettuando l’indagine per possibile aiuto di Stato sul prestito ponte, anche se quest’ultima proroga ha una norma di copertura; infine l’impegno economico da parte pubblica. Questioni non da poco conto che speriamo siano chiarite almeno in buona parte, come promesso, nella prossima riunione di gennaio. E che si riesca finalmente, come meritano Alitalia, i suoi lavoratori e tutti gli italiani, a volare alto .