Verosimilmente ci si arriva con dieci, anche quindici anni di ritardo. Se soltanto l’Abi, l’associazione che riunisce i banchieri italiani, avesse aperto prima alle organizzazioni sindacali di categoria, i molti disastri che si sono registrasti in questi anni, da Banca Etruria fino ad arrivare agli istituti veneti, forse si sarebbero potuti evitare. Parte soltanto ora, nonostante la richiesta datata, il tavolo di confronto fra l’Abi e le organizzazioni sindacali di categoria sulle cosiddette pressioni commerciali. Sono anni che i sindacati lamentano pressioni indebite da parte dei direttori di filiale, a loro volta pressati ai livelli più alti, pressioni che hanno portato non pochi sportellisti a proporre prodotti finanziari anche ad ignari risparmiatori che hanno così perso parte o tutto il risparmio di una vita. L’obiettivo dei sindacati è slegare i premi di produttività dal collocamento di prodotti rischiosi con una forte componente azionaria.