600mila lavoratori dipendenti del settore privato in meno in pensioni in cinque anni. Sono questi gli effetti della riforma Fornero che oggi certifica il Consiglio di indirizzo e vigilanza dell’Inps nel suo rapporto annuale. Dal 2012 al 2017, le pensioni previdenziali erogate dall’Istituto sono passate da 17,2 milioni a 16,5 milioni. In controtendenza il pubblico impiego, dove i pensionati sono aumentati di quasi 55mila unità e i parasubordinati (+21mila). Un elemento particolarmente interessante è quello relativo all’impatto di una misura, molto sponsorizzata dal precedente esecutivo di centrosinistra e che l’attuale governo si appresta a prorogare: l’Ape sociale. L’anticipo pensionistico coperto da una indennità che si rivolge ad una serie di categorie di lavoratori, per così dire, deboli ha avuto un impatto molto più basso del preventivato. In totale, dal novembre del 2017 al luglio del 2018, sono state presentate poco meno di 88mila domande, di cui oltre 57mila da lavoratori in stato di disoccupazione. Quelle effettivamente accettate sono state appena 21mila, vale a dire il 24% del totale. L’indennità media mensile varia da 1.146 euro e 1.249 euro. Sul versante dell’Ape volontaria, invece, molte le domande presentate (oltre 26mila), ma pochi coloro che effettivamente hanno deciso di ricorrere al prestito oneroso, meno di 5mila, il 18,6% del totale dei richiedenti.