di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La necessità, ormai non più rinviabile, di garantire una maggiore sicurezza ai cittadini è arcinota. Un’esigenza avvalorata – per chi non se ne fosse accorto tramite le proprie personali, piccole o grandi, disavventure quotidiane – anche e purtroppo da terribili, ma emblematici, fatti di cronaca. Tutti ricordiamo, ad esempio, i drammi recenti delle giovani Pamela e Desirée, le povere ragazze accomunate dall’essere state barbaramente uccise da malviventi che soggiornavano nel nostro Paese nella piena illegalità. Il fatto che le circostanze in cui i due delitti sono avvenuti li rendessero potenzialmente prevenibili mediante un maggiore controllo del territorio, non fa altro che aumentare il senso di ingiustizia e indignazione. Perché se è vero che non esistono società idilliache in cui non avvengono fatti delittuosi, è altrettanto vero che il tollerare sacche di illegalità e criminalità alla luce del sole indica un deterioramento sociale e civile inaccettabile, una vera e propria resa dello Stato. Quanto successo oggi ad Arezzo, con il titolare di un’azienda oggetto di ben 38 furti in pochi mesi, che all’ennesimo tentativo di rapina ha sparato ai ladri uccidendone uno ed ora è indagato per eccesso di legittima difesa, è un altro caso limite. Non è possibile che un cittadino si senta talmente indifeso di fronte al crimine – una serie interminabile di furti impuniti, la necessità di dormire nell’azienda per tentare di presidiarla – da essere costretto a proteggersi da solo cagionando danni a sé e agli altri. A chi si scandalizza di fronte all’autodifesa di questo o altri cittadini esasperati – eccessiva o meno lo stabiliranno i giudici – bisogna ricordare che l’unico modo per evitare che le persone oneste siano indotte a trasformarsi in pistoleri è quello di offrire loro un adeguato presidio del territorio da parte delle forze dell’ordine, leggi severe contro il malaffare e certezza della pena per chi sia giudicato colpevole. Tre fattori che in Italia sono andati via via scemando, a causa dei tagli al settore sicurezza, a causa di leggi troppo lassiste, a causa di pene spesso aleatorie. Ora, con l’approvazione del decreto sicurezza, che ha segnato il ricompattamento delle forze di maggioranza nel nome del rispetto della volontà popolare  sintetizzata nel contratto di governo, si sta cercando di voltare pagina, con norme più stringenti per disciplinare l’immigrazione, ma anche attraverso un maggiore supporto al sistema della sicurezza ed una più rigorosa tutela dell’ordine pubblico. Un primo grande passo. Resta ancora molto altro da fare, dal ridisegno della legittima difesa al complessivo riordino del sistema della giustizia, che dovrebbe arrivare a breve. Riforme necessarie per far sentire le persone di nuovo protette e tutelate da uno Stato finalmente presente al fianco dei cittadini.