Le scelte dei comuni
Un quarto della spesa per gli interventi e i servizi sociali dei comuni è indirizzato verso la disabilità. Nel complesso, si tratta (dato 2015) di 1,760 miliardi su un totale di 6,9 miliardi di euro. Le voci che catalizzano le maggiori economie sono il sostegno socio-educativo scolastico, con poco più di 345 milioni di euro, i centri diurni, con 198 milioni, l’assistenza domiciliare socio-assistenziale e i contributi alle strutture residenziali, in entrambi i casi la posta è di poco superiore ai 152 milioni, e il trasporto sociale, con oltre 101 milioni di euro. 91 milioni sono, invece, erogati sotto forma di contributi ed integrazioni alle rette per i centri diurni. Sul versante dell’inserimento lavorativo, sono due le macrovoci che, messe insieme, arrivano a 50,5 milioni di euro, ai quali se ne aggiungono altri 16 milioni, in forma di contributi diretti. Del resto, l’opzione contributi diretti è molto adottata da larga parte dei comuni italiani. Ad esempio, per l’erogazione di voucher di cura ed assistenza si arriva ad oltre 60 milioni di euro, più o meno la stessa cifra di quanto complessivamente speso per i servizi sociali professionali e per i contributi per i servizi alla persona. Meno di 40mila euro, invece, sono stati erogati sotto forma di prestito d’onore per l’avvio di una attività imprenditoriale.

La differenza territoriale
979 milioni al Nord; 325 milioni al Centro; 456 milioni al Sud, Isole comprese. È questa la suddivisione della spesa per gli interventi e i servizi sociali dei comuni per la cura, l’assistenza e l’integrazione delle persone con disabilità. In percentuale sulla spesa complessiva, la quota maggiore destinata alla disabilità è quella che si registra nel Mezzogiorno, essendo pari al 31,1%. Decisamente più indietro le regioni del Centro Italia, con il 21,5%, mentre il Settentrione è sostanzialmente in linea con la media nazionale del 25%. Dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, la voce che drena la maggior parte di risorse è quella relativa al sostegno socio-educativo (216 milioni); subito dopo il funzionamento dei centri diurni (129 milioni più altri 79 sotto forma di contributo) e i contributi per le strutture residenziali (128 milioni). 28 milioni vanno all’inserimento lavorativo. Al Centro, si registrano 78 milioni sul sostegno socio-educativo scolastico, 42,8 milioni sui centri diurni e 9,4 milioni sull’inserimento lavorativo. Nel Meridione, la voce di maggiore peso è quella relativa all’assistenza domiciliare (70 milioni), davanti al sostegno socio-educativo scolastico (circa 51 milioni). Poco meno di 4 milioni, infine, sulle varie voci del sostegno all’inserimento lavorativo.