di Giovanni Scacciavillani
Responsabile nazionale Ufficio per le Disabilità Ugl

La realtà sociale italiana attuale è tristemente caratterizzata da solitudine e senso di abbandono principalmente dei più deboli in un quadro europeo che vede ancora l’Italia tra gli ultimi paesi per risorse destinate alla protezione sociale delle persone con disabilità. Persone con disabilità e loro famiglie che hanno visto finora i loro bisogni completamente ignorati nel contesto di un forte indebolimento dei servizi sociali causato dai tagli alla spesa pubblica, fatti da una classe politica insensibile che nel corso degli ultimi anni ha contribuito non poco a far degradare i diritti a mere aspettative con una visione miope e non di lungo periodo dei problemi e delle soluzioni. La politica in questi ultimi anni, al posto di mettere mano all’indispensabile processo di razionalizzazione al mostruoso sistema rappresentato da leggi e norme che hanno generato inutili e dannose procedure burocratiche, si è distinta per alcuni atti punitivi soprattutto in danno dei più deboli come, ad esempio, quelli contenuti in un primo momento nel nuovo Isee varato dal Governo Renzi, per fortuna inficiati dalla magistratura amministrativa. Misure queste, fortemente contrastate dalla Ugl, che includevano le pensioni di invalidità e le indennità di accompagnamento nel calcolo del reddito totale di riferimento e che avrebbero precluso la possibilità di usufruire, gratuitamente o a costi contenuti, di una serie di servizi pubblici forniti proprio sulla base della situazione reddituale delle famiglie. O come quelle contenute nel Jobs Act, che in un primo momento indebolivano fortemente la legge 68/99 lasciando all’imprenditore, con la possibilità della chiamata nominativa diretta, la totale libertà di scegliersi chi voleva e discriminando così i disabili gravi. Giova ricordare che, in fase di approvazione dei provvedimenti da parte del Parlamento, la Ugl, unitamente a Cgil, Uil e a molte associazioni tra cui Anmil e Ens organizzava una forte protesta nei confronti di tali norme che induceva il Governo Renzi ad attenuarne la portata. È fondamentale pertanto che il nuovo Esecutivo metta in cantiere quell’indispensabile processo di razionalizzazione del nostro sistema da cui possano liberarsi le risorse finanziarie necessarie a sostenere l’occupazione e nuove politiche di welfare volte a garantire veri diritti ai nostri cittadini. Politiche di welfare che possano mettere mano al sociale per iniziare a soddisfare quantomeno le esigenze vitali dei soggetti deboli della nostra società, senza che essi debbano ricorrere a personaggi dello spettacolo o a disperati e plateali atti per richiamare l’attenzione.