di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Era prevedibile. La bocciatura della manovra italiana da parte della Commissione Ue alla fine è arrivata. La motivazione è il “mancato, seppure non grave, rispetto delle regole di bilancio”. Se, a fronte di un’ulteriore raccomandazione per la correzione dei conti, non ci saranno aggiustamenti, non è escluso l’avvio della procedura d’infrazione. Moscovici e Dombrovskis si trincerano dietro i tecnicismi dichiarandosi neutrali, ma l’impressione è quella di un vero e proprio colpo di coda del vecchio establishment. Ovvero dell’ultima, disperata reazione di chi è stato messo già all’angolo, ormai sconfitto. L’estremo tentativo volto a frenare il nuovo corso italiano. L’ultima possibilità per difendere le politiche economiche e sociali portate avanti da una classe dirigente europea ormai al crepuscolo. L’ultima carta da giocare per imporre una visione, perdente, che ha lasciato sul campo povertà, precarietà e insicurezza, che si avvia alla conclusione e che sarà archiviata, con tutta probabilità, grazie alle prossime elezioni europee. Ci auguriamo, comunque, per il bene dell’Italia, che si eviti lo scontro e che alla fine si trovi una soluzione. Per riprendere le parole del ministro Tria, che non si interrompa il dialogo al fine di individuare, in conclusione, una soluzione “condivisibile nell’interesse reciproco”. Anche perché, ad essere pignoli, si sta discutendo di una divergenza di deficit piuttosto ragionevole. Determinata, poi, dalla pesante eredità in termini di debito lasciataci sulle spalle proprio da quelli che seguivano pedissequamente le direttive di Bruxelles. Nonostante tale speranza, “spes ultima dea” dicevano gli antichi, alla possibilità di un lieto fine nella diatriba fra Roma e Bruxelles in fondo non ci crediamo. Non riusciamo a ritenere gli attuali esponenti della Commissione realmente e concretamente neutrali. Non perché animati da ingiustificati preconcetti, ma solo ed esclusivamente perché memori dell’accoglienza riservata, sin dalle prime ore, ancor prima che prestasse giuramento, al governo Conte ed al cambiamento politico ed economico che rappresentava. Quando il commissario Ottinger ha pronunciato l’ormai famosa frase: “I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto” si è chiaramente palesato il fatto che le istituzioni europee avrebbero portato avanti un’opposizione irriducibile nei confronti del nuovo corso italiano. Ed è quello che è accaduto e che sta accadendo. Questa è l’ultima mossa a disposizione del vecchio establishment. Ora, seppure tentando un estremo tentativo di mediazione con Bruxelles, è necessario che il Governo italiano vada avanti e tiri dritto, come affermato dai vicepremier Salvini e Di Maio. Non possiamo cedere al ricatto della Ue, abbiamo il dovere di approvare questa legge di  bilancio, necessaria per la ripresa dell’Italia.