È indubbio che la notizia un certo effetto lo fa, soprattutto fra chi si chiede se approfittare o meno delle opportunità che potrebbero aprirsi il prossimo anno per lasciare in anticipo il lavoro. L’Ufficio parlamentare di bilancio ha provato a simulare cosa potrebbe accadere con l’introduzione di Quota 100 sul versante delle pensioni. Premesso che, allo stato dell’arte, è difficile fare delle simulazioni, in considerazione del fatto che la legge di bilancio si limita a stanziare 6,7 miliardi per interventi sulle pensioni, senza specificare il tipo di intervento, l’esercizio appare fuorviante. Come ha ricordato il sottosegretario Claudio Durigon, la norma non prevede penalizzazioni, cosa invece prevista nelle proposte di legge presentate nel corso della passata legislatura. Anticipare l’uscita dal lavoro significa, di certo, due cose: avere meno contributi e l’applicazione di un coefficiente di trasformazione – lo strumento matematico che serve per calcolare l’ammontare dell’assegno – meno vantaggioso. Significa, però, anche percepire un assegno per un periodo più lungo, stante la speranza di vita che rimane la stessa. Nei fatti, la persona che anticipa di quattro anni l’uscita dal lavoro riesce a sopportare una riduzione fino al 20% dell’assegno pensionistico. Naturalmente, il margine si riduce in maniera proporzionale al superamento dell’aspettativa di vita. La soglia è al 13% per chi ha la fortuna di arrivare a 90 anni.