di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Stavolta non si può certo dire che il Ministro Tria sia stato tiepido. Ce l’avevano sempre descritto come una sorta di spina nel fianco per governo gialloblu, l’anti-Savona, l’emissario di Mattarella, il “loro” uomo a L’Avana, insomma quello che avrebbe avuto il compito di smorzare ed annacquare le riforme economiche di impronta espansiva per adattarle ai dogmi dell’austerity liberista di matrice europea ed internazionale. Qualcosa in questa narrazione già dall’inizio non tornava. Per quale motivo, infatti, avrebbe dovuto essere cooptata nell’esecutivo una figura che non condividesse, almeno in buona parte, il progetto politico alla base del contratto di governo? Ora ne abbiamo la conferma, si trattava dell’ennesima fola giornalistica. Nonostante i modi, senz’altro più sobri e diplomatici, come del resto si conviene al ruolo, rispetto a quelli dei ministri politici ed in particolare rispetto a quelli dei due leader Di Maio e Salvini, stavolta il messaggio inviato da Tria alla Commissione europea è stato piuttosto chiaro ed anche evidentemente seccato. Il titolare dell’Economia si è detto “dispiaciuto” della “défaillance tecnica della Commissione” ed ha chiarito che “Le previsioni della Commissione europea relative al deficit italiano sono in netto contrasto con quelle del Governo italiano e derivano da un’analisi non attenta e parziale del Documento Programmatico di Bilancio, della legge di bilancio e dell’andamento dei conti pubblici italiani, nonostante le informazioni e i chiarimenti forniti dall’Italia”. Insomma, persino il moderato Tria ha detto basta. Continuare a dimostrare una così evidente faziosità politica da parte di un organo, la Commissione Ue, che dovrebbe essere decisamente più imparziale rispetto a parti politiche e Stati membri – e non ci sono smentite ufficiali che riescano a dissimulare l’evidenza dei fatti – non può fare altro effetto se non quello di esasperare gli animi ed allontanare ancor di più le popolazioni, non solo la nostra ma a lungo andare anche quelle degli altri Paesi dell’Unione, dalle Istituzioni europee. Ricordando sempre che la Ue rappresenta l’unione dei popoli europei e dei governi che essi esprimono liberamente attraverso il voto e non è certo proprietà esclusiva di una determinata e sempre più obsoleta visione della politica e dell’economia.