Nonostante la marcata flessione che ha interessato le esportazioni extra-Ue di settembre, nell’arco dei primi nove mesi dell’anno la dinamica delle vendite italiane verso l’estero si è mantenuta in territorio positivo, come anche le esportazioni verso i Paesi europei tra gennaio ed agosto, confermando l’importanza del commercio con l’estero per l’economia italiana. Nel suo ultimo rapporto annuale, il Sace ricorda che «la proiezione internazionale delle imprese italiane rappresenta più che mai un patrimonio nazionale; negli ultimi sette anni, infatti, l’export ha fornito l’unico apporto positivo alla crescita economica del Paese: senza il contributo dell’export, il Pil italiano sarebbe inferiore di oltre sei punti percentuali». Ora, però, ci sono nuovi fattori in ballo che rappresentano una fonte di incertezza: l’introduzione di nuovi dazi e sanzioni. «Uno scenario di escalation di queste misure e di deterioramento della fiducia tra gli operatori – spiega la società – provocherebbe un calo di quasi 2 punti percentuali rispetto alla crescita prevista per il 2018 e di ben 3,6 punti percentuali nel 2019, anno in cui l’export si manterrebbe positivo, ma solo dell’1,6%». Come abbiamo osservato finora, però, pur in un quadro di completa incertezza, le esportazioni italiane – che hanno comunque risentito del rallentamento economico nel corso dell’anno – stanno mostrando un andamento positivo. Questo significa che il Made in Italy, nonostante le ambiguità del quadro internazionale, piace. Questo anche perché le nostre imprese sono riuscite ad adattarsi in un contesto in cui alcuni Paesi emergenti (la Cina su tutti) hanno cominciato a fare una concorrenza aggressiva basata sui bassi costi di produzione. Come? Puntando sulla qualità: un indicatore del Sace ha certificato un miglioramento dell’indice relativo alla qualità dei principali prodotti italiani esportati. Qualche esempio: per gli alimentari e le bevande si è passati dai 0,47 punti del 2008-2010 ai 0,49 della media 2014-2016, per la meccanica strumentale da 0,64 a 0,67, per il tessile e abbigliamento da 0,51 a 0,53, per la farmaceutica da 0,66 a 0,74 e per i mezzi di trasporto da 0,49 a 0,54. In questo senso le stime del Sace confermano che operando questo tipo di strategie le aziende italiane stanno facendo la scelta giusta: per gli alimentari e le bevande si prevede un aumento dell’export del 7,2% nel 2018 e del 5,6%, in media, nel triennio successivo; per la meccanica strumentale un +5,2% nel 2018 e una crescita media del 3,1% nei tre anni successivi; per il tessile e l’abbigliamento è un 4,4% e un +4% medio, per i mezzi di trasporto un +4,6% e un +6,9% medio.