di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Negli ultimi mesi, la nostra Organizzazione sindacale ha avuto modo di confrontarsi con molte realtà di comunità italiane nel mondo. Dal Sud America all’Europa, ciò che traspare nella sua pienezza è il profondo attaccamento che i nostri connazionali, quelli che sono partiti in tempi più recenti e gli eredi di coloro che lasciarono il Paese in passato, mostrano verso ogni cosa che rappresenta l’Italia. La richiesta è quella di non lasciarli soli, di assisterli, ma è anche quella di difendere i nostri colori perché l’Italia non è e non può essere soltanto la macchietta che magari emerge da qualche serie televisiva o dai tanti luoghi comuni, duri a morire. Nei secoli, gli italiani all’estero hanno dato tantissimo all’umanità. Il Rinascimento nasce in Italia, ma poi i nostri artisti popolano le corti della mezza Europa che in quel momento conta. Giuseppe Garibaldi è l’eroe dei due Mondi, mentre l’altro Giuseppe, Mazzini, influenza con il suo pensiero Italia e Francia. E via discorrendo, passando per i tanti piccoli eroi che hanno contribuito con il loro sacrificio ad edificare Nazioni o, più semplicemente, città, ponti e chiese, in qualche caso perdendo la vita in una miniera belga. Capita poi che, per i casi della Storia, il primo dei cinque figli di un oscuro funzionario delle ferrovie, partito dal porto di Genova nel 1928 alla volta di Buenos Aires, torni in Italia, a Roma, per diventare Papa con il nome di Francesco. Ed allora, guardiamo ai nostri connazionali all’estero con estrema attenzione. Il nuovo governo si sta mostrando sensibile al tema con il sottosegretario Ricardo Antonio Merlo che ha iniziato a lavoro di conseguenza; un ruolo decisivo lo possono giocare pure le parti sociali.