Numeri in crescita, anche per effetto della crisi economica che ha spinto un numero maggiore di nostri connazionali a lasciare l’Italia per cercare lavoro – soprattutto i giovani – o per godersi la pensione in Paesi dove il costo della vita è decisamente più basso, come pure la tassazione sui redditi. Dal 2006 al 2018, gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire) sono quindi passati da 3,1 milioni ad oltre 5,1 milioni – vale a dire circa l’8,5% della popolazione residente in Italia -, con un incremento del 64,7%. I dati sono contenuti nel Rapporto italiani nel mondo della Fondazione Migrantes. Occorre, comunque, osservare che l’incremento di oltre due milioni di nuovi iscritti all’Aire non significa di certo che un ugual numero di nostri connazionali ha lasciato l’Italia. In maggioranza si tratta di persone già residenti all’estero, ma che per ragioni diverse non avevano ancora provveduto a registrarsi all’Anagrafe. Una spinta alla registrazione deriva sicuramente dalla possibilità di partecipare alle elezioni politiche, eleggendo i propri rappresentanti in Parlamento. Anche al netto di ciò, negli ultimi anni si è comunque registrato un aumento dei trasferimenti, in particolare verso gli altri Paesi europei. Nonostante questi flussi, il Paese nel quale risiedono più italiani continua ad essere l’Argentina (poco meno di 820mila residenti), subito dopo si posizionano Germania (744mila), Svizzera (614mila), Brasile (415mila) e Francia (412mila).