Dopo il sit-in dello scorso 17 ottobre a Montecitorio, oggi i medici di tutte le aziende ospedaliere italiane non effettueranno lavoro straordinario. Prosegue, quindi, lo stato di agitazione che, al termine di diverse giornate di protesta, culminerà con una giornata di sciopero dei medici della sanità pubblica il prossimo 9 novembre, mentre gli anestesisti si asterranno dal lavoro il successivo 23. Lo stato di agitazione dei camici bianchi italiani è dovuto al finanziamento previsto per il Fondo Sanitario Nazionale 2019 dal Documento di economia e finanza, giudicato insufficiente. I medici lamentano, inoltre, le carenze di organico che saranno ancor più accentuate dalle uscite pensionistiche previste nel quinquennio 2018-2023, che potrebbero determinare la carenza di circa 25mila dottori. Un sottodimensionamento degli organici che determina un altissimo ammontare di straordinari, fra questi anche 15 milioni di ore extra non pagate, ed anche di ferie arretrate, che per alcuni medici arrivano anche a 300 giorni. Servono investimenti sostanziosi, sia per migliorare la qualità delle strutture e delle attrezzature, che per sopperire all’ormai intollerabile mancanza di un numero adeguato di professionisti della sanità. E i fondi impegnati appaiono insufficienti. Il governo Conte, rispetto al miliardo previsto dal precedente esecutivo Gentiloni, ha stanziato 280 milioni in più, ma non è abbastanza. Occorre fare di più non solo per tutelare tutti i lavoratori della sanità, medici e non solo, ma anche per garantire ai pazienti un servizio quantitativamente e qualitativamente adeguato.