di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

In questi giorni si parla molto di un’azienda un po’ diversa dalle altre, che ha deciso di puntare su una tipologia specifica di dipendenti: gli ultra cinquantenni. Si tratta di una piccola ditta multi servizi, con attività negli ambiti delle pulizie e della manutenzione, la toscana MrKelp, guidata da tre imprenditori anticonformisti: Alessandro Marzocca, Simone Orselli e Serena Profeti. Un’azienda che ha deciso di andare in controtendenza. Se molti annunci di lavoro sono infatti rivolti a personaggi immaginari, che riescono a sfidare le leggi del tempo e dello spazio, come i 20enni con laurea, master e, come se questo non bastasse, anche esperienza pluriennale nel mondo del lavoro, stavolta invece si è scelto di dare una chance a persone vere, capaci di garantire professionalità e competenza conquistate sul campo in anni di attività lavorativa. Uomini e donne lasciati ai margini del mercato del lavoro a causa della crisi – ex proprietari di aziende cessate, dipendenti messi alla porta da imprese in difficoltà economica, eterni precari – che solitamente fanno particolare fatica a trovare una nuova e solida occupazione. Finora gli assunti sono una ventina e tutti impiegati stabilmente. Una scelta meritevole dal punto di vista sociale, ma anche economicamente brillante, data l’esperienza professionale sulla quale i tre imprenditori potranno contare per mandare avanti la propria attività. Da questo interessante caso si può trarre lo spunto per una più ampia riflessione sulla situazione occupazionale degli ultracinquantenni italiani. Una generazione alle prese con crisi e precariato, non più giovane eppure lontanissima dal “miraggio” della pensione, con un’età pensionabile arrivata alla soglia dei 67 anni, in attesa dell’avvio della riforma che introdurrà la quota 100. I dati dell’Istat ci dicono che il numero degli ultra 55enni occupati non è mai stato così alto, sono più del 52%. Il dato relativo ai soli uomini addirittura sfiora il 63%. Dieci anni fa erano molti meno: in totale il 34%, gli uomini il 45%. Chiaro effetto delle riforme previdenziali che hanno trattenuto al lavoro persone che prima avrebbero ingrossato le statistiche sui pensionati. Numeri che fanno da contraltare al contemporaneo e vertiginoso aumento della disoccupazione giovanile, segno tangibile del blocco del turn-over generazionale. Nello stesso lasso di tempo è aumentato o per meglio dire raddoppiato il tasso di disoccupazione relativo alla stessa fascia di età ultra cinquantacinquenne. Se i disoccupati over 55 nel 2008 erano il 3,1% ora sono il 5,8%. Il dato relativo agli uomini è ancora più netto: si è passati dal 3,3% al 6,3%. Garantire, quindi, un lavoro solido e dignitoso ai disoccupati più in là con gli anni e rendere più ragionevole l’età della pensione, due esigenze complementari e ormai sempre più urgenti.