di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Con l’introduzione del reddito di cittadinanza che a breve sarà istituito dal Governo, si renderà necessaria una riforma dei centri per l’impiego. L’uno, infatti, non può prescindere dagli altri. Se ancora non sono noti tutti dettagli della misura di contrasto alla povertà ed alla disoccupazione, è invece molto chiaro il piano complessivo ideato dai gialloblu. L’erogazione del sussidio in favore dei disoccupati e dei sottoccupati italiani con reddito inferiore alla soglia di povertà, calibrato sulla base di situazione familiare e patrimoniale, sarà infatti condizionata al rispetto di un programma di formazione ed allo svolgimento di 8 ore di lavori di pubblica utilità per il Comune di appartenenza e dovrebbe avere una durata massima di tre anni. Nel frattempo l’assegnatario del reddito si dovrà rendere disponibile ad accettare le offerte di lavoro congrue proposte dal centro per l’impiego, pena, al superamento della terza offerta rifiutata, la decadenza dal sussidio stesso. Inoltre il reddito sarà spendibile solo in forma di carta per acquisti di beni di prima necessità. Si tratta nel complesso di un programma profondamente innovativo per il nostro Paese e molto ambizioso, che necessita, come precondizione, di una radicale riforma del collocamento pubblico, al momento decisamente inefficiente. Oggi in Italia abbiamo un sistema misto di intermediazione fra domanda e offerta di lavoro, con agenzie private accanto a uffici pubblici. Il collocamento pubblico, con la presenza complessiva di circa 500 centri che impiegano in totale 8mila addetti, svolge un ruolo del tutto residuale, tanto che solo il 3% delle persone occupate, per lo più appartenenti a categorie protette, hanno trovato lavoro tramite un Cpi. Gli altri lavoratori si sono rivolti alle agenzie private o – soprattutto – ai canali informali, alla rete di amicizie e conoscenze, alla famosa partita di calcetto di “polettiana” memoria. Cambiare radicalmente questo stato di cose sarà un’impresa ardua. Mettere in rete le informazioni, potenziare i centri e renderli effettivamente capaci di garantire quella presa in carico complessiva del cittadino disoccupato o sottoccupato – fatta non solo di reddito, ma anche e soprattutto di formazione e reinserimento – significa prepararsi ad un’opera titanica finalizzata a trasfigurare completamente una delle criticità più annose e calcificate del nostro mondo del lavoro. Tanto più che il tutto dovrebbe avvenire in pochi mesi, dato che il reddito di cittadinanza dovrebbe diventare operativo a partire dal prossimo aprile. Tanti altri Stati hanno da tempo un sistema di collocamento efficiente e forse finalmente anche da noi si potrà trovare un migliore raccordo fra domanda e offerta di lavoro. L’evidente difficoltà della sfida non impedisce di sperare che l’obiettivo possa essere raggiunto.