In queste ore il Governo del Cambiamento sta completando la nota aggiuntiva del Def, il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, ha inviato all’esterno il segnale che serve alla Ue e quindi anche i mercati a riassorbire il colpo delle novità che questo Governo intende realizzare. «Calo del deficit dopo il 2019», ha assicurato Tria intervenendo al convegno del centro studi di Confindustria, rivedendo in questo modo l’obiettivo di crescita del deficit-pil per il biennio 2020-2021. Pierre Moscovici, Commissario Ue agli Affari economici, ha già fatto sapere che «la traiettoria pluriannuale sul deficit sia stata rivista è un buon segnale» e così anche i mercati hanno inviato il loro segnale. Lo spread è sceso a quota 290 (arrivato sopra 300 quando il Vice Premier Di Maio aveva confermato stamattina, prima di Tria, il deficit al 2,4% nel 2019) e Piazza Affari è tornata a guadagnare lo 0,9%. Ma l’obiettivo prima resta sempre la crescita, non il rigore. Questo pomeriggio infatti si terrà un vertice economico alle 18 (non più un Cdm), intorno al quale il Vice Premier Matteo Salvini ha già espresso le proprie intenzioni: sul Def «conto di chiudere oggi, se ci vediamo è per quello». Lo stesso Tria ha fatto capire quale sia la strada maestra, proprio davanti a Confindustria: una «strategia di politica economica diretta a conseguire una crescita più sostenuta e ridurre il gap di crescita che l’Italia ha avuto con il resto di Europa nell’ultimo decennio». Alla luce di quanto accaduto a Genova e della necessaria, affatto facile, fase della ricostruzione, nonché del riammodernamento delle infrastrutture materiali e immateriali, che rappresentano la principale causa del gap economico sofferto dall’Italia rispetto ad altri Paesi europei e non solo, sul quale l’Italia non solo non ha investito ma non ha neanche posto la necessaria attenzione. Lo dimostra anche il  fallimento tecnico, decretato dal declassamento di rating (“D”) da parte dell’agenzia S&P, di una delle più importanti società di costruzioni italiane come Astaldi perché ormai incapace di pagare i propri debiti, nonostante sia impegnata nella realizzazione di diverse infrastrutture nel nostro Paese. Le infrastrutture vanno sostenute e quindi sbloccate, perché è da questo punto nodale che dipendono lo sviluppo e la crescita del Paese, fondamentali per il mantenimento e la creazione di nuovi posti di lavoro.