di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Non si può restare in silenzio di fronte all’arresto di un simbolo quale è Domenico Lucano, Sindaco di Riace, fautore di un modello di accoglienza verso i migranti che si spingeva, talvolta, oltre il limite dell’umana solidarietà per andare quasi contro gli interessi non solo della popolazione della cittadina della locride ma anche di uno Stato di dritto.
L’Italia in queste ore già si sta spaccando, perché il fatto eclatante accade in una fase della storia del nostro Paese nella quale, grazie al Governo del Cambiamento e in particolare al ministro degli Interni, Matteo Salvini, si sta imprimendo una stretta ad un’immigrazione incontrollata, illegale e, volendo usare un eufemismo, scriteriata.
Lucano è stato posto agli arresti domiciliari dalla Guardia di Finanza; la Procura della Repubblica di Locri in una nota ha indicato i reati nel  «favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di fraudolento affidamento diretto del servizio di raccolta dei rifiuti». Una misura cautelare che arriva al termine di approfondite indagini in merito alla gestione dei finanziamenti erogati dal Ministero dell’Interno e dalla Prefettura di Reggio Calabria al Comune di Riace, «per l’accoglienza dei rifugiati e dei richiedenti asilo politico». Non è  quindi un modello di accoglienza “troppo aperto” ad essere messo sotto accusa, ma vere e proprie irregolarità nella gestione dei finanziamenti governativi per la gestione dei migranti, emerse già un anno fa agli occhi della Procura della Repubblica di Locri.
In attesa che le pesanti accuse vengano approfondite, bisogna tenere a mente alcuni elementi: Riace è una piccola cittadina della Calabria che non arriva neanche a meno di 3000 abitanti, la quale però ha accolto, grazie alla generosità del Sindaco e dei suoi cittadini, oltre 6 mila richiedenti asilo provenienti da 20 nazionalità diverse, riuscendo così a ripopolare dal 2006 un territorio abbandonato. I migranti vengono ospitati nelle case dei cittadini di Riace e addirittura per favorire la loro integrazione, oltre a decine di mediatori culturali, a Riace non circolava solo l’euro ma anche una “moneta locale” utilizzata dai migranti nei soli negozi riacesi per l’acquisto di cibo, vestiti e ricariche telefoniche. Un modello che ha fatto il giro del mondo e che ha fatto conquistare al Sindaco Domenico Lucano un posto nella rivista Fortune tra i 50 leader più influenti al mondo.
Di fronte ad accuse come favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e a quella, da lui stesso ammessa, di aver favorito i “matrimoni di comodo”, e alla difesa strenua di personaggi illustri a vario titolo che vanno da Roberto Saviano, per il quale Lucano è solo colpevole di disobbedienza civile per aver salvato vite umane, fino a Beppe Fiorello, «arrestateci tutti», passando in rassegna tutto il mondo politico di centro sinistra e sinistra sinistra, si capisce quanto in Italia sia difficile affrontare con razionalità e equilibrio questioni così importanti e fondamentali per ripristinare un parvenza di ordine nel nostro Paese.
Lucano, ne siamo certi, per alcuni diventerà ancora di più un simbolo da strumentalizzare nell’incessante battaglia politica a cui assistiamo ogni giorno da parte di coloro ritengono la parola accoglienza sinonimo di illegalità e la parola democrazia sinonimo di disordine.