Da Enrico Fermi al referendum abrogativo, la storia del nucleare in Italia è indubbiamente complessa. Se il fisico italiano diede un contributo decisivo alla realizzazione del primo reattore nucleare a fissione, dalla quale sarebbe arrivata la prima reazione nucleare alla base delle bombe atomiche sganciate sul finire della Seconda guerra mondiale sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki, agli inizi degli anni ’60 l’Italia è all’avanguardia nel perfezionamento dell’utilizzo del nucleare a fini energetici. Le prime centrali – Latina, Sessa Aurunca-Garigliano, Trino – vengono costruite a partire dal 1963; già tre anni dopo, il nostro Paese è il terzo produttore al mondo dopo Stati Uniti e Gran Bretagna. La quarta centrale – Caorso – è del 1970. Il Piano energetico nazionale del 1975 mise in cantiere la realizzazione di una nuova centrale – Montalto di Castro – e il potenziamento di quella di Trino. Il progetto nucleare italiano subisce un deciso ripensamento, alla luce di alcuni incidenti – in particolare Three Mile Island –, di un guasto che portò allo stop del sito di Sessa Aurunca e, soprattutto, per i tragici fatti di Cernobyl della primavera del 1986 che portarono ai tre quesiti referendari dell’anno successivo. Lo stop al Progetto unificato nucleare fu formalizzato nel biennio successivo.