La strada è stretta e tortuosa, ma è fondamentale affrontarla essendo attrezzati per la bisogna. Un report del World economic forum riferito all’economia mondiale evidenzia un dato estremamente preoccupante: continuando con questo trend, entro il 2025 le macchine potrebbero svolgere più compiti sui luoghi di lavoro, rispetto a quelli ad oggi riservati al personale. Per comprendere il volume dell’impatto della progressiva automazione, è sufficiente osservare che le macchine svolgono al momento quasi il 30% delle operazioni. La conseguenza prima, sempre secondo il World economic forum, è quella dell’espulsione dal mercato del lavoro di un numero consistente di lavoratori nella fascia di età compresa fra i 50 e i 64 anni, soprattutto se impiegati in occupazioni ed attività di routine e ripetitive. Il rischio automazione è stimato al 58% in Italia, di un punto sopra alla Germania. A fronte di un tale scenario, il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Luigi Di Maio, ha ribadito ancora in queste ore che «nessun lavoratore resterà senza tutele», confermando la volontà di riformare il sistema degli ammortizzatori sociali. È evidente, però, che si tratta soltanto del primo tempo di una partita per vincere la quale sarà necessario investire forte anche sulle politiche attive, dalla riqualificazione professionale al rafforzamento della dotazione umana e finanziaria dei centri per l’impiego.