In attesa di sapere cosa succederà con la riforma delle pensioni – fermo restando quota 100, la questione è ora rivolta ai requisiti minimi che potrebbero essere inseriti sul versante dell’età anagrafica o dell’anzianità contributiva – notizie positive arrivano dall’Inps sul versante delle entrate contributive. Nei primi sette mesi dell’anno, l’Istituto previdenziale ha incassato oltre 119,3 miliardi di euro con una crescita di più di quattro punti percentuali, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, quando le entrate, seppur in crescita a loro volta nel confronto con il 2016, si erano fermate a 114,7 miliardi di euro, un miliardo ed ottocento milioni in più. Crescono soprattutto le entrate contributive da lavoro dipendente e la cosa è positiva per almeno un paio di aspetti. In primo luogo, l’incremento è legato all’aumento del monte salari; ciò vuol dire che aumentano i lavoratori, ma anche che chi già era occupato nel 2017, oggi percepisce qualcosa in più. In secondo luogo,  e su questo punto insiste molto l’Inps, l’aver strettamente collegato regolarità contributiva e rilascio del Durc, appunto il documento che certifica il regolare versamento di quanto dovuto, come condizione necessaria per poter usufruire di agevolazioni o per poter partecipare a bandi, aiuta poiché costringe di fatto le aziende a provvedere mensilmente ai versamenti, cosa buona anche per i lavoratori che riducono i rischi di sorprese negative in futuro.