di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Dal referendum sul piano Ilva sottoposto ai lavoratori del gruppo è scaturita una valanga di sì. Il giudizio più atteso era quello di Taranto, sede decisiva dato il numero degli addetti, la grandezza degli impianti e il background ambientale, dove i sì sono stati plebiscitari: hanno votato in favore del nuovo accordo con ArcerlorMittal il 94% dei dipendenti che hanno partecipato alla votazione. Simili le percentuali ottenute nelle altre sedi: hanno detto di sì il 90,1% dei lavoratori di Genova, l’89,4% di quelli di Novi Ligure, l’84% dei dipendenti di Racconigi 84%, l’86% a Milano, il 94% a Paderno Dugnano, il 93,1% a Salerno. Fra gli estremi si segnala l’unanimità di Padova, dove hanno votato sì tutti i 28 dipendenti, mentre a Marghera la maggioranza di favorevoli è stata meno netta, raggiungendo, caso unico, il 63% dei voti. Per una media nazionale pari al 93%. Ricordando quale fosse la situazione solo pochi giorni fa, drammatica al punto che sembrava imminente uno sciopero, possiamo affermare che il risultato è eccezionale. È stata disinnescata la bomba sociale di una possibile chiusura delle acciaierie più grandi d’Europa, che impiegano nel Paese circa 14mila persone, sono state ottenute condizioni soddisfacenti dal punto di vista sia della tenuta di tutta l’occupazione che del trattamento economico e contrattuale dei lavoratori, è stato predisposto un piano ambientale rigoroso per tutelare il diritto fondamentale alla salute. Un accordo, quindi, decisamente migliorativo rispetto a quello rispedito al mittente ai tempi di Calenda, che i sindacati, con stavolta un concreto supporto governativo, sono riusciti ad ottenere con grande impegno e determinazione, affrontando anche momenti difficilissimi. Quella terminata con il referendum può essere considerata quindi una “fumata bianca”: l’Ilva ed i suoi lavoratori ora hanno un futuro. È stata chiusa una vertenza segnata da chiusure, sequestri, accuse ai vecchi vertici dell’azienda di disastro ambientale, dalle tragedie degli abitanti del quartiere Tamburi, da scioperi e commissariamenti. Ora, finalmente, si volta pagina. Ma, tornando coi piedi per terra, questa deve essere solo la prima di una lunga serie di “fumate bianche” affinché ci si possa ritenere realmente soddisfatti. Il termine, preso in prestito dalle procedure per l’elezione del Papa, ha in questo contesto diversi significati. Il più simbolico è quello relativo all’inquinamento, perché si proceda a una completa messa in sicurezza di lavoratori e cittadini. Il secondo riguarda la tutela presente e futura dell’occupazione e dei diritti dei lavoratori dell’Ilva. Infine la realizzazione degli investimenti industriali. Occorrerà vigilare, sempre e attentamente, affinché tutti gli impegni presi dalla multinazionale indiana siano effettivamente rispettati. Noi ci saremo e faremo sentire la nostra voce.