di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il mondo ormai sempre più globalizzato nel quale viviamo impone la presenza di un sindacato capace di rispondere non solo alle sfide lavorative, economiche e sociali che si dipanano all’interno dei confini nazionali, ma anche a quelle che si svolgono all’estero e che, tuttavia, hanno ripercussioni sulla vita dei nostri connazionali. Ciò è ancor più vero per chi è animato dai valori del sindacalismo nazionale, come l’Ugl, e considera, quindi, indissolubile il legame di appartenenza e fratellanza che accomuna tutti gli Italiani. Molti nostri connazionali sono alle prese con le problematiche derivanti dalla Brexit. I nostri giovani, che per ragioni di studio e di lavoro hanno deciso di trasferirsi nel Paese britannico, e tutti gli altri nostri concittadini che risiedono magari da decenni sull’Isola ora, dopo anni di impegni e sacrifici, sono preoccupati per il proprio futuro. Il nostro Paese deve mostrare una particolare vicinanza nei confronti di queste persone, oltre che per sacrosante ragioni di solidarietà nazionale, anche perché molti di loro non hanno lasciato l’Italia solo per la voglia di conoscere una cultura ed una società differente oppure per il desiderio di crescere professionalmente. Moltissimi sono emigrati, lì come altrove, per scelta quasi obbligata a causa dell’incapacità mostrata negli ultimi anni dalla nostra classe politica di offrire loro una vita dignitosa a casa propria. E questo rende la loro tutela ancor più doverosa. Il compito maggiore, nella difesa dei diritti degli Italiani d’Inghilterra, spetta naturalmente alle istituzioni, ma in questa fase delicatissima è necessario che anche il sindacato faccia valere il proprio peso per richiedere le necessarie tutele. Queste sono le ragioni profonde della missione nel Regno Unito dell’Ugl, che, invitata dal Partito Conservatore britannico, si è confrontata con esponenti del partito di Governo, ma anche con laburisti ed imprenditori italiani ed inglesi, sul tema dei diritti dei lavoratori in Europa dopo la Brexit, trattando anche la questione della tutela del Made in Italy nell’ambito dei rapporti commerciali italo – britannici. Un importante tassello nel più ampio mosaico del processo di rafforzamento della dimensione internazionale del sindacato, fondamentale non soltanto per il futuro della nostra associazione, ma anche e soprattutto per una più vigorosa difesa dei nostri lavoratori, dei nostri valori ideali e dei nostri interessi nazionali.