di Caterina Mangia

Una buona notizia per i genitori, una cattiva notizia per le lavoratrici: nel 2018 le tariffe delle baby sitter in Italia sono calate del 5,27%.
E’ quanto emerge dal rapporto annuale di Yoopies.it, una delle principali piattaforme europee per l’incontro tra domanda e offerta nel campo del babysitting.
La tariffa media oraria attuale delle “tate” è di 7,90 euro, a fronte degli 8,34 del 2017. Tra le regioni più “care” l’Umbria, con 8 euro, il Lazio, con 8,31 euro e il Molise, con 8 euro. Risparmiano invece, in media, i genitori lucani (7,11 euro), campani (7,39 euro) e pugliesi (7,53 euro).
Secondo Yoopies la diminuzione delle tariffe orarie è principalmente dovuta all’aumento nel numero di iscrizioni di babysitter, gonfiato del 105% rispetto al 2017, ma anche all’aumento di piattaforme dedicate.
Tuttavia in un Paese, quale il nostro, che in nove anni ha assistito a un calo di 120mila nascite, e che è il secondo più vecchio nel mondo, è facile capire che chi lavora nel campo baby sitting non abbia a che fare con una domanda molto florida.
La grave mancanza di politiche rivolte alla famiglia e la carenza di strutture pubbliche a sostegno dei nuclei convince sempre più persone a non fare figli. Gli Stipendi troppo bassi, i ritmi di vita inconciliabili con  la gestione di un bambino, i costi elevati degli asili nido e dei prodotti per la cura e l’alimentazione dei piccoli
insieme ai costi elevati di asili nido, prodotti la cura e il bambino, scoraggiano chi vorrebbe diventare genitore. L’ennesima conferma delle difficoltà in cui versano le famiglie italiane arriva oggi da un sondaggio Ipsos, secondo cui il 40% degli anziani italiani aiuta economicamente i figli e gli altri membri della famiglia, a fronte di una media del 25% nel resto d’Europa.