di C.M.

Complotti e contro-complotti.
Secondo una dietrologia al momento in voga, dietro le votazioni americane e italiane ci sarebbe l’ombra di Madre Russia. La quale avrebbe manipolato, con una serie di troll, l’opinione pubblica per far vincere le elezioni negli Stati Uniti a Donald Trump e in Italia all’attuale Governo, spingendo anche per l’approvazione della Brexit.
Dal caso Cambridge Analytica all’attuale decisione, da parte di Facebook, di rimuovere alcuni profili fake in vista delle elezioni midterm in Usa, la narrazione mainstream vuole che al governo, negli Stati Uniti come nel nostro Paese, siano seduti “fantocci” eletti da altrettanti burattini facilmente manipolabili sui social network. Insomma, ci sarebbe un ordito su scala globale per controllare e contraffare gli esiti delle votazioni in alcuni Paesi d’Occidente.
Sono in meno, invece, a sollevare il legittimo sospetto che questi stessi Governi, quello di Trump così come quello del premier Giuseppe Conte, stiano provocando grandi “mal di pancia” su scala planetaria proprio per la loro vicinanza all’elettorato, e per la loro mancata condiscendenza a un establishment politico-finanziario che ormai da decenni è autorità indiscussa. Non è il caso di parlare di un contro-complotto? Media, associazioni su scala globale di varia natura, agenzie di rating, banche: si sono scagliati e continuano a scagliarsi tutti contro un Governo che tenta semplicemente ristabilire il primato della politica rispetto all’economia, togliendole il ruolo di subalternità alla Finanza che ha avuto negli ultimi decenni. Da prima ancora che l’esecutivo si insediasse, è partito un coro pressoché unanime di “autorevoli” cantori di sventura, pressoché tutti appartenenti alla classe dirigente che ha mantenuto l’Europa e il nostro Paese in un’insostenibile status quo: basti citare la lapidaria quanto eloquente affermazione attribuita al commissario europeo al Bilancio, Gunther Oettinger: «I mercati insegneranno agli italiani a votare nel modo giusto».
Il nostro Paese è in trepida attesa di ricevere una “pagella” dall’agenzia di rating Moody’s, che – bontà sua – ha deciso di attendere al massimo fino alla fine di ottobre per valutare la situazione italiana, ma al tempo stesso lascia trapelare la propria preoccupazione. Nei giorni scorsi il Wall Street Journal ha definito l’Italia «un pericolo per l’euro». Il tonfo in borsa di Atlantia, la holding che controlla Autostrade, successivamente rientrato, è stato immediatamente attribuito alle dichiarazioni degli esponenti del Governo: come se il drammatico crollo del ponte di Genova non avesse influito sulla quotazione dei titoli. Lo spettro dello spread si avvicina minaccioso alla soglia dei 300 punti. Tutto ciò senza che gli indicatori oggettivi della situazione del nostro Paese indichino un evidente tracollo. Quella di avere un “fucile puntato”, pronto a sparare alla prima mossa, è probabilmente, per il Governo, più di una sensazione: il contro-complotto dei poteri forti si agita da tempo nel nostro Paese e su scala internazionale.