di Francesco Paolo Capone

Siamo davanti ad uno stillicidio continuo. Non passa un giorno che non si registri una tragedia che coinvolge nostri connazionali. Il crollo di un ponte, non di uno qualsiasi, ma uno di quelli centrali per la viabilità e l’economia di una parte importante di territorio; il torrente in piena che trascina ed uccide una decina di persone, anche bambini; il nubifragio che abbatte alberi ed apre voragini ovunque, compreso il centro di Roma, la capitale d’Italia; il pulmino che si schianta contro un camion che porta pomodori, provocando la morte degli occupanti del pulmino stesso che quei pomodori avevano raccolto per pochi euro all’ora. È una estate maledetta, come ribadiamo nel pezzo di apertura del presente numero di Meta Serale. Eppure, a leggere fra le righe, tutti questi accadimenti, compresi quelli collegati agli eventi naturali, sono legati da un sottile filo rosso che richiama la cultura della sicurezza. La nostra Organizzazione sindacale è da sempre impegnata nell’opera di sensibilizzazione dell’opinione pubblica, delle istituzioni e delle associazioni datoriali circa la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. Non più di tardi di un paio di settimane fa, una nostra delegazione era a Marcinelle per ricordare il sacrificio degli italiani nel mondo; qualche settimana prima, eravamo a Milano, a piazza del Duomo, ed ancora prima a Roma, nel giorno della Festa dei lavoratori, per ricordare che nel nostro Paese lo scorso anno sono morte 1.029 persone nei luoghi di lavoro o in itinere, vale a dire nel percorso da e per la fabbrica, l’ufficio o il negozio. Una strage silenziosa che si potrebbe evitare investendo forte sulla cultura della prevenzione e sull’educazione alla sicurezza dei datori di lavoro, come dei lavoratori. Soltanto in questo modo, si può riuscire nel miracolo di ridurre drasticamente il numero delle vittime sul lavoro. Questo, però, è, per quanto importante, un corollario della più ampia battaglia per la sicurezza delle persone. Il Ponte Morandi non è il primo che crolla; è quello che ha causato il più alto numero di vittime. Ed allora, in un’ottica di cultura della sicurezza è fondamentale che tutti, ognuno per le proprie competenze, faccia la propria parte con responsabilità ed attenzione, valutando ed intervenendo. Lascia sgomenti sentire che il Ministero non ha i tecnici per monitorare lo stato di salute delle nostre infrastrutture, così come gli enti locali non sono spesso in condizione di assicurare neanche una dotazione minima per la protezione civile, l’anima del volontariato. È il pessimo risultato delle politiche di austerity che hanno imposto il blocco delle assunzioni nel pubblico impiego e che hanno portato a tagli lineari ed indiscriminati a bilanci già ridotti all’osso. Stando così le cose, non possiamo che essere preoccupati perché la terra intanto continua a tremare.