di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Le terribili immagini di devastazione che ci giungono dalla Grecia, nazione sorella, simbolo per antonomasia della civiltà europea, alla quale tutti noi italiani ci sentiamo particolarmente vicini, ci spingono a riflettere su come sia possibile, negli anni di avanzatissime tecnologie nei quali viviamo, che l’uomo subisca in modo tanto violento gli effetti degli elementi naturali. Ormai i fatti sono noti: un incendio di enormi proporzioni di probabile origine dolosa, appiccato a quanto sembra volontariamente in più punti ed alimentato dal vento e dalle temperature particolarmente calde che si registrano in questo periodo, ha deturpato la regione dell’Attica orientale, nei pressi della capitale Atene. I danni sono ingenti, con migliaia di edifici ormai inagibili e territori divorati dalle fiamme. Soprattutto sono moltissime le vittime, forse oltre un centinaio, oltre ai feriti ed agli sfollati. Il premier ellenico, Alexis Tsipras, ha proclamato tre giorni di lutto nazionale e lasciato giustamente intendere, con la frase “nulla resterà senza risposta”, indagini rigorose e punizioni esemplari per chi si dovesse essere macchiato di un crimine dagli esiti tanto nefasti. Sulla tragedia, infatti, si intravede l’ombra della speculazione edilizia o dello sciacallaggio ai danni delle abitazioni abbandonate. Comunque l’interesse economico, che per qualcuno vale evidentemente più di centinaia di vite umane, del rispetto per la propria terra e della fratellanza nei confronti dei propri concittadini. Purtroppo sappiamo che è così e che simili situazioni, non solo in Grecia e non solo in questi giorni, si possono verificare a causa di profittatori senza scrupoli. Ma in un Paese allo stremo le conseguenze di azioni tanto turpi sono ancor più drammatiche. Le politiche di austerità imposte da Bruxelles per risanare i conti dello Stato greco non hanno risparmiato il settore della protezione civile ed i vigili del fuoco riducendo drasticamente mezzi e personale a disposizione. Molti testimoni presenti nei luoghi degli incendi affermano di essersi sentiti abbandonati, di non aver visto soccorsi, di aver aspettato a lungo prima di avvistare pompieri, aerei antincendio, piani di evacuazione, personale in grado di gestire una così drammatica situazione. Per dare vera giustizia alle vittime innocenti degli incendi occorre sicuramente individuare e punire i piromani e gli speculatori, ma anche difendere strenuamente a livello nazionale ed europeo quegli elementi portanti dello Stato – sanità, trasporti, istruzione, ma anche come vediamo in questo caso forze dell’ordine e protezione civile – che devono essere certo resi efficienti, ma mai sacrificati sull’altare dei vincoli di bilancio. Con l’auspicio che questa tragedia possa almeno servire a ripensare l’ordine delle priorità e dei valori sociali e civili.